Incidente in A4: "Una tragica fatalità, nessuno ha colpa"

La disperazione dei parenti giunti nel veneziano. La sindaca di Riccione, Daniela Angelini: "Conoscevo le vittime una ad una"

Una parte della delegazione dei parenti delle vittime della strage sull’A4

Una parte della delegazione dei parenti delle vittime della strage sull’A4

Riccione, 9 ottobre 2022 - È da poco passata l’alba quando i due pulmini e le due auto della polizia locale di Riccione si mettono in marcia. Dietro i finestrini occhi che non hanno dormito, facce scure, mani nervose che si cercano per darsi forza e un silenzio che pesa come un macigno sui cuori. È un viaggio nel dolore, quello in cui si imbarcano i familiari dei ragazzi e delle ragazze che hanno perso la vita nella tragedia che ha lasciato senza fiato la Romanga intera. Una via crucis che segue a ritroso il cammino compiuto dal Ducato bianco del Centro21 con a bordo i sette passeggeri. Il gruppo imbocca l’autostrada e si dirige a Nord, verso il Veneto. La sindaca Daniela Angelini, l’assessore Alessandro Nicolardi e don Alessio Alasia, parroco di San Martino, sono lì, al fianco dei parenti. "Esserci è un dovere", dicono, e fanno quello che possono per rincuorarli e sostenerli, anche se in questo momento le domande sciamano come api impazzite e non c’è parola al mondo che possa placarle.

 

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La comitiva non vedrà mai il luogo dell’incidente: i mezzi del Comune di Riccione compiono una deviazione prima dello svincolo di San Donà di Piave, là dove il Ducato è piombato contro la parte posteriore del tir, là dove le lamiere si sono accartocciate, stridendo, e la strada si è trasformata di punto in bianco in un inferno di fuoco. La prima sosta è al comando della polizia stradale. Qui i familiari possono recuperare gli effetti personali dei loro cari. Una borsa, una maglia bucata, un portafoglio lacerato: oggetti buttati sull’asfalto, abbandonati tra i rottami.

Gli agenti rispondono alle domande, ma sulla dinamica dell’incidente non c’è molto da dire. Tutti i parenti concordano: "è stata una fatalità. Poteva succedere a chiunque". E’ invece è successo ai loro e alle loro figlie, ai figli e alle figlie di Riccione. L’ex sindaco Massimo Pironi, che l’altro giorno era al volante del Ducato, non è riuscito a fermarsi in tempo e ad evitare l’impatto con l’autoarticolato che lo precedeva.

La tappa successiva è all’obitorio. Ad accogliere il gruppo c’è un team di psicologi. A turno, ogni famiglia entra nella sala. E’ il momento più duro, quello a cui la mente si ribella: il riconoscimento dei corpi e poi l’ultimo saluto. C’è chi si sente male. C’è chi trova conforto in un abbraccio. "Perché? Perché?" è la domanda che viene ripetuta come un mantra. Il dolore soffia come un uragano, ma poi anche l’uragano cessa e quel che resta è lo stupore per una tragedia troppo grande per una città come Riccione. La Procura ha deciso che non sarà disposta autopsia e ha dato il nulla osta per il trasferimento delle salme, che potrà avvenire già da domani.

"Essere al fianco delle famiglie – dice la sindaca Angelini – era il minimo che potessimo fare in questo momento. Lo dobbiamo a loro, e lo dobbiamo al Centro21, una realtà che non ha eguali nel nostro territorio. Sono orgogliosa di rappresentare una comunità come quella riccionese, che già nei mesi scorsi aveva dato prova della sua solidarietà in occasione di un’altra tragedia, quella delle sorelline Giulia e Alessia Pisanu, investite da un treno. La mia è una promessa: non lasceremo sole queste persone, ma continueremo ad essere al loro fianco". Il ricordo va poi al predecessore, Massimo Pironi, sindaco dal 2009 al 2014. "Ci eravamo incontrati il giorno prima della partenza per parlare di un progetto riguardante il Centro21. Era un amico, una persona sempre disponibile".