Rimini, ustionato in clinica. In sei a processo

Il disabile ha riportato gravi bruciature nel corso di un trattamento sanitario. La battaglia della sorella

L’uomo era stato trasportato al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena

L’uomo era stato trasportato al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena

Rimini, 19 novembre 2019 - Era rimasto ustionato nella clinica dove viveva fin da quando era ragazzo. Un incidente che l’aveva fatto finire in prognosi riservata, con ustioni di 2° e 3° grado. Una vicenda giudiziaria che si era conclusa con l’imputazione coatta di sei persone, accusate di lesioni personali gravi. Ieri mattina si è svolta la prima udienza del processo che vede alla sbarra una dottoressa, tre operatori sanitari, mentre le due infermiere professionali hanno scelto il rito abbreviato.

I fatti risalgono al novembre del 2014. L’uomo, poco più che 40enne, vive nella clinica del Riminese dal ’76, soffrendo di gravi disabilità, sia fisiche che psichiche. E quando la sorella viene chiamata dai responsabili della struttura sanitaria per avvertirla che il fratello ha avuto una grave reazione allergica a un farmaco, lei non ha motivo di mettere in dubbio le parole di persone che si occupano di lui da così tanto tempo. Quando però l’uomo arriva al pronto soccorso dell’ospedale Infermi, i medici si rendono conto che quella che hanno di fronte non è affatto una reazione allegergica a un medicinale, ma si tratta di ustioni evidenti, gravi bruciature sulle natiche e nelle parti intime. A quel punto, ne dispongono l’immediato trasferimento al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena.

Il poveretto ha bruciature profonde e i medici lo mettono in prognosi riservata. Ma lui, proprio a causa dei suoi gravi handicap, non è in grado di raccontare come si è fatto quelle ustioni e cosa è accaduto esattamente nella clinica o indicare eventuali responsabili. La sorella è scovolta e decide di andare fino in fondo, pretendendo di sapere la verità. Così, rappresentata dall’avvocato Stefano Caroli, presenta subito una denuncia, chiedendo che venga fatta luce sulla vicenda e trovati gli eventuali colpevoli di quello che è accaduto a suo fratello.

La Procura apre un’inchiesta per lesioni colpose gravi. Gli inquirenti non ci mettono molto a scoprire che l’uomo è rimasto ustionato nel corso di un trattamento sanitario con del liquido bollente, le cui conseguenze potrebbero essere permanenti. Gli investigatori identificano quindi le persone che quel giorno avevano avuto a che fare con il paziente, ma per quanto cerchino di approfondire le circostanze sentendo parecchi testimoni, non riescono ugualmente a scoprire chi ha effettuato il trattamento in questione. E alla fine sono costretti ad arrendersi, puntare il dito su uno in particolare è impossibile.

Così al termine delle indagini, il magistrato decide di chiudere una vicenda di cui non si riesce a venire a capo, e chiede l’archiviazione. Una richiesta però a cui si oppone fermamente l’avvocato della sorella del disabile. La decisione spetta ora al giudice per le indagini preliminari, Fiorella Casadei, la quale dopo avere analizzato il caso, va nella direzione opposta a quella della Procura, e dà incarico al pubblico ministero per l’identificazione e l’imputazione coatta delle persone che si sono succedute nelle cure all’uomo le 12 ore precedenti all’incidente che l’ha ridotto in quelle condizioni.

Sono sei in tutto: la dottoressa che era il medico di turno, difesa dall’avvocato Umberto De Gregorio, tre operatori sanitari e due infermiere professionali, tutti poi rinviati a giudizio per lesioni personali gravi. Ieri mattina è stato sentito il responsabile della clinica, il quale ha raccontato che subito dopo il fatto aveva avviato lui stesso un’indagine interna, senza però riuscire a individuare il responsabile. Quindi è toccato alla sorella del disabile, il quale si trova ora ospite di un’altra struttura. Contemporaneamente è in corso una causa civile promossa dall’avvocato Caroli contro la clinica.