Usuraio spinge al suicidio padre di famiglia

Senza più speranza e disperato l’uomo si era gettato sotto il treno: il presunto strozzino è stato arrestato per una lunga lista di reati.

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di Alessandra Nanni

Per gli inquirenti è come se sotto il treno ce l’avesse spinto lui. L’usuraio che ha reso la vita un inferno a un cattolichino, il quale stremato da minacce e pestaggi, ha detto addio ai suoi figli e due anni fa si è tolto la vita. Ne aveva soltanto 41. Gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal sostituto procuratore, Luca Bertuzzi, hanno chiuso le indagini con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e un sequestro preventivo di beni. Protagonista di questa storia disumana è Luca Festinese, 29 anni, napoletano, con radici ben piantate a Cattolica. Dal settembre del 2018 è rinchiuso nel carcere di Poggioreale, con al seguito un curriculum da paura. Il pm l’ha accusato di usura continuata, estorsione continuata, lesioni personali aggravate e di morte come conseguenza dei delitti di usura ed estorsione. Altre persone sono finite nella rete del ‘ragno’, commercianti e imprenditori della zona. Ma quando sono stati convocati dalla Polizia, si sono inventati di tutto, pur di negare di essere ‘clienti’ del presunto strozzino. Un tipo che, hanno ricostruito, movimentava fior di quattrini, ma dichiarava reddito zero.

E’ la scritta dietro la foto dei suoi figli, una delle prime cose che mette in sospetto gli investigatori che si stanno occupando del tragico suicidio di un uomo che l’11 maggio del 2018 si getta sotto il treno. Un messaggio dove chiede perdono ai suoi "angeli" per non riuscire a sopportare il peso della vergogna. Non ci mettono molto a scoprire che la vittima era completamente in balia di un giovane. Un pregiudicato napoletano, a cui si era rivolto per un prestito di 5mila euro. Navigava in cattive acque e la perdita del lavoro gli aveva dato il colpo di grazia. Come spesso accade, si era affidato ingenuamente alla ‘fortuna’, tra scommesse e gratta e vinci. L’unico modo per peggiorare la situazione, e per finire fra le grinfie di Festinese. Di testimoni ce ne sono a bizzeffe, inclusa la madre della vittima, affrontata e minacciata dall’usuraio che voleva i suoi soldi. Lievitati con interessi calcolati fino raggiungere tassi talmente iniqui da non lasciare speranza. Anche lei aveva pagato, come la compagna della vittima che l’aveva visto tornare a casa pestato come un tamburo dallo strozzino. Questo lo tempestava di telefonate, agguati, minacce, alludendo perfido ai figli piccoli. Mentre l’uno diventava sempre più feroce, l’altro toccava il fondo della disperazione. Il giorno che è morto gli aveva fatto 48 telefonate. Le ultime erano rimaste senza risposta.