Giovane morì a Riccione, il padre chiede altre indagini

Si è opposto alla richiesta di archiviazione, vuole la verità sulla morte del figlio

Vadim Piccione

Vadim Piccione

Riccione (Rimini), 19 giugno 2018 - Il padre di Vadim Piccione non è disposto ad arrendersi: vuole sapere la verità sulla morte di suo figlio. Ieri, per la seconda volta, l’avvocato che rappresenta la famiglia del ragazzo, Sonia Raimondi, si è opposta alla nuova richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Rimini. 

Vadim, 22 anni, ravennate, venne ritrovato morto nel canale del Marano a Riccione, nel luglio del 2012. Il giovane era arrivato in riviera insieme ad alcuni amici per partecipare alla grande festa della Notte Rosa. Si erano divertiti, ma a un certo punto si erano persi di vista. Secondo i ragazzi, sentiti poi dagli inquirenti, da una certa ora in poi nessuno l’aveva più incrociato. Gli amici erano tornati a casa, e ad arrivare in riviera disperato era stato il papà di Vadim che l’aveva cercato febbrilmente un giorno e una notte. Poi il corpo di suo figlio era affiorato dall’acqua del Marano. Sul cadavere non c’erano segni evidenti di violenza, aveva ancora il portafoglio e la catenina, e la rapina era stata esclusa.

A dare una risposta a quella inspiegabile tragedia, avrebbe dovuto essere l’autopsia, ma era successo un disastro. Quando avevano portato il corpo in obitorio, era stato risposto che non c’era posto e l’avevano rimandato al cimitero. Il corpo di Vadim era rimasto così chiuso in un sacco con un caldo torrido, e quando erano andati a prenderlo, il cadavere era in condizioni devastanti. Fare l’autopsia in quelle condizioni era stato difficilissimo, di fatto i polmoni non c’erano più e le conclusioni del medico legale erano state più deduttive che scientifiche, non essendo di fatto in grado di dare una risposta certa. Un disastro che all’operatore dell’obitorio era costato una condanna a sei mesi di carcere, per omissione di atti d’ufficio. 

L’inchiesta si era orientata sulla tragica fatalità, e dopo avere ricostruito per quanto possibile le ultime ore di Vadim e avere sentito gli amici, la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Il padre, Giuseppe, si era opposto a oltranza e l’avvocato aveva presentato una memoria che aveva convinto il giudice a disposto altri accertamenti. Al termine dei quali però è arrivata una nuova richiesta di archiviazione. La famiglia ieri si è opposta di nuovo: il giudice si è riservato di decidere.