
I carabinieri hanno svolto le indagini
Una vendetta a luci rosse ai danni dell’ex fidanzatina ancora minorenne. Il tutto accompagnato da una serie di comportamenti sempre più pericolosi e inquietanti: aggressioni fisiche, minacce di morte ("domani fatti portare a scuola con la scorta") trasmesse sui social network, angherie di ogni tipo, come il divieto di "indossare abiti attillati". Sono queste le motivazioni che hanno spinto il tribunale di Rimini ad emettere un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di un giovane di 20 anni, residente in Valconca, accusato di atti persecutori, lesioni personali e diffusione illecita di materiale intimo nei confronti dell’ex fidanzata, una ragazza di 17 anni. La decisione del giudice arriva dopo mesi di indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani durante i quali sono emerse numerose condotte moleste e violente da parte dell’indagato, difeso dall’avvocato Matteo Paruscio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la relazione tra i due era iniziata nell’ottobre del 2023 ed era terminata per volontà della ragazza a causa delle continue aggressioni subite. Da quel momento, il giovane avrebbe iniziato a perseguitarla con messaggi minacciosi, pedinamenti e aggressioni fisiche.
Tra gli episodi segnalati, figurano un’aggressione avvenuta nel maggio 2024, quando la vittima sarebbe stata spintonata e colpita con uno schiaffo in volto in un parco pubblico, e un altro episodio in cui il giovane avrebbe deliberatamente provocato la caduta della ragazza mentre si trovavano sui rispettivi motorini. Le indagini hanno inoltre evidenziato che l’indagato avrebbe avuto accesso al telefono della vittima senza il suo consenso, controllandone messaggi e contenuti privati, oltre a minacciarla con insulti e intimidazioni. In più occasioni, il giovane avrebbe cercato di avvicinarsi alla ragazza nei pressi della scuola da lei frequentata, suscitando preoccupazione tra amici e familiari. Uno degli elementi più gravi emersi nel corso delle indagini riguarda la diffusione non consensuale di un video a sfondo sessuale, girato a insaputa della ragazza e inviato ad altre persone, tra cui un amico della vittima e sua madre. L’episodio ha aggravato ulteriormente il quadro accusatorio nei confronti del ventenne. A fronte di questi elementi, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati, con un limite minimo di 500 metri, e il divieto di contatto con qualsiasi mezzo. È stata inoltre ordinata l’applicazione di un braccialetto elettronico per monitorare il rispetto delle misure imposte. Qualora l’indagato rifiutasse il dispositivo, la misura cautelare potrebbe essere aggravata con una detenzione.