Vendeva finti permessi davanti alla questura di Rimini

Falsario 51enne travestito da agente procurava documenti in cambio di soldi. Le vittime erano disposte a sborsare 7mila euro: l’uomo è finito in manette

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Alle sue vittime dava appuntamento proprio davanti alla Questura. Lì, di fronte agli uffici di piazzale Bornaccini, sarebbero avvenute le trattative per ottenere i permessi di soggiorno. A rivolgersi a lui erano cittadini stranieri, per lo più albanesi, che desideravano ottenere il documento per le vie brevi, evitando lunghe trafile burocratiche. Per questo motivo erano disposti a sborsare fino a 7mila euro. Alla fine, però, gli agenti della Squadra mobile di Rimini – guidati dal vice questore aggiunto Mattia Falso – hanno scoperto l’inganno e messo fine alla sua ’carriera’. Nei giorni scorsi i poliziotti hanno così arrestato Angelo Cucchi, 51enne riminese difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, dando esecuzione ad un decreto di sospensione dell’affidamento in prova emesse dall’ufficio di sorveglianza del tribunale di Bologna. L’uomo era già noto alle forze dell’ordine: in passato, infatti, si era reso protagonista di reati contro il patrimonio.

La sua specialità, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, sarebbe quella di procacciare documenti a persone disposte a scucire somme importanti per ottenerli. Dopo i certificati di esenzione dalla leva militare e dopo le patenti nautiche, il 51enne si sarebbe buttato a capofitto nel business dei permessi di soggiorno, trovando terreno fertile per le sue attività proprio a Rimini. In tanti, soprattutto tra gli appartenenti alla comunità albanese, si rivolgevano a lui sperando così di poter acquistare sotto banco il tanto desiderato permesso di soggiorno. L’uomo dava appuntamento ai ‘clienti’ in piazzale Bornaccini, proprio davanti all’ufficio immigrazione.

Per farli stare tranquilli, mostrava loro un distintivo simile a quello in dotazione agli agenti della Polizia di Stato. Fingeva di entrare per un attimo negli uffici della Questura, uscendo poco dopo assicurando che era tutto a posto e che il permesso sarebbe arrivato in tempi rapidi. Per usufruire dei suoi ‘servigi’, gli stranieri doveva mettere mano al portafogli e tirare fuori delle cifre non indifferenti. Qualcuno sarebbe arrivato a pagare quasi 7mila euro. Del permesso di soggiorno ovviamente nemmeno l’ombra. Diversi i casi di persone rimaste a mani vuote che alla fine hanno deciso di denunciarlo. L’indagine della Squadra mobile è partita proprio dalla segnalazione dell’avvocato di una delle vittime. Nell’abitazione del 51enne, durante la perquisizione svolta dai poliziotti della Squadra mobile, sono stati infatti ritrovati numerosi moduli compilati da cittadini stranieri per la richiesta del permesso di soggiorno ed un porta tessere con la dicitura e il logo del Ministero della Difesa.

l.m.