"Vengo a lavorare solo se mi pagate in nero"

In un sondaggio di Giuliano Lanzetti le richieste più curiose dei candidati ai colloqui per un impiego in ristoranti e bar

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"Vengo a lavorare solo se mi paga in nero, così mantengo il reddito di cittadinanza". E’ una delle risposte più gettonate da persone alla ricerca di occupazione in pub e ristoranti. Sono stati 124 i titolari - su quasi 600 interpellati - che affermano di essersi sentiti rivolgere la proposta in corso di colloquio. Il dato emerge da un sondaggio lanciato da Giuliano Lanzetti, imprenditore, esperto di marketing e ideatore di Pienissimo, gruppo Facebook che conta oltre 11mila iscritti a livello nazionale. La domanda al titolare era ’Qual è l’affermazione o la situazione più assurda che ti sia mai capitata in fase di colloquio?’. In testa alla particolare classifica questa risposta: "Il candidato non si presenta al colloquio". E’ capitato da inizio estate 153 volte. "Circa metà dei casi elencati sono riferibili al territorio riminese – spiega Lanzetti – dove più che altrove quella del personale è diventata una vera emergenza". Sono 99 i ristoratori che segnalano come "la prima domanda del candidato ha riguardato il compenso e l’orario di lavoro". A seguire (48 casi): "Ma devo lavorare anche il sabato e la domenica?"

Trentacinque i casi in cui l’aspirante barman o cameriere "si è presentato con la mamma, e il colloquio l’ha in pratica fatto la madre". Trenta i casi di ’disponiblità limitata’. Ad esempio: "Sono interessata però non posso lavorare dal 23 al 27 luglio e dal 14 al 16 agosto perché ho già prenotato le vacanze". Poi 16 segnalazioni di persone partite "con tantissima voglia di lavorare", sparite dopo il primo giorno. Ricorrente anche questa dichiarazione: "Vengo a lavorare da lei, ma se mi chiamano da un’altra parte vado via". "Lo scippo di collaboratori è stato il refrain dell’estate, 50 euro in più e ti salutano", dice Lanzetti. Magari pagarli meglio? "Non difendo l’indifendibile – prosegue il titolare del Bounty –. Noi dobbiamo fare pulizia in casa, di tutti quegli imprenditori che non mettono in regola le persone o si muovono fuori dalla legge, infangando il settore. Ma per le aziende serie il personale è un valore aggiunto, su cui investire, da formare, e retribuire degnamente, come avviene in genere. Troppi i casi di ’disoccupazione volontaria’ di chi teme di perdere sussidi e welfare: lo Stato deve correggere le storture. Servono nuove regale dai due fronti".

Tornando al sondaggio, c’è chi si è presentato per un posto di driver per consegne, spiegando che gli hanno ritirato la patente da un anno; o chi, all’offerta di un caffè alle 9 di mattina, chiede un campari. Chi fa chiamare il marito per prendere appuntamento per il colloquio. Chi si presenta con il padre, la mamma o il fratello. Ragazze che sfoggiano unghie XXXL piene di brillantini per un posto da cameriera. Ovvia la richiesta dell’imprenditore sulla disponibilità ad accorciarle: "Ah no! Non rinuncio alle mie unghie per nulla al mondo".

"Uno dei problemi maggiori della stagione estiva appena trascorsa è stato la scarsità di personale – chiosa Lanzetti, –. Sarebbe stato più facile trovare un’oasi nel deserto che un valido collaboratore da assumere. Vuoi per il lockdown che ha portato molti professionisti del settore a trovare lavoro in altri ambiti lavorativi, vuoi per il reddito di cittadinanza (nobile negli intenti, ma molto spesso abusata) che fa preferire a molti la disoccupazione ad avere un lavoro".

Mario Gradara