"Via i manifesti gender sui bimbi" E’ scontro tra la Cgil e Pro vita

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Il volto di un ragazzino accompagnato da un rossetto e il fiocco rosa insieme alla scritta "Basta confondere l’identità sessuale dei bambini" e l’hashtag #Stopgender. E’ questa l’immagine che campeggia, da diversi giorni, sui manifesti della discordia che tappezzano le strade di tutta Italia. Rimini e altre città della Romagna non fanno eccezione ed è proprio da qui che parte la polemica innescata dalle Cgil di Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena, scese in campo contro l’associazione Pro Vita & Famiglia, promotrice dell’iniziativa.

Per il sindacato si tratta di una "campagna discriminatoria, offensiva e fuorviante, che diffonde apertamente messaggi lesivi delle libertà individuali". "Quella operata dai Pro Vita – incalza il sindacato – non è affatto libertà d’espressione: i cartelloni sarebbero illegali perché non rispettano quanto previsto dal codice della strada". La norma citata dalla Cgil (l’articolo 23 comma 4-bis) recita: "È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche". Per questo motivo la Cgil chiede "la rimozione immediata dei manifesti". Inoltre si sta valutando "la possibilità di presentare un esposto alla Procura, per evitare il ripetersi di azioni analoghe".

"La Cgil pensi a tutelare i lavoratori, i giovani, le famiglie, soprattutto in questo periodo di gravissima e drammatica congiuntura economica e sociale e non a perdere tempo attaccando in modo vergognoso e privo di fondamento le nostre legittime affissioni che denunciano l’indottrinamento gender sui bambini" è la difesa di Pro Vita & Famiglia. L’associazione garantisce inoltre che "il messaggio è pienamente conforme alla legge, non essendo in alcun modo né violento né discriminatorio né sessista". Sul tema interviene anche il consigliere regionale della Lega, Matteo Montevecchi. "Ricordo alla Cgil che il Ddl Zan, che la sinistra spingeva fortemente per tapparci la bocca a tutti, non è passato. Siamo ancora liberi di dire che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine. Siamo ancora liberi di opporci alle colonizzazioni ideologiche di questo secolo".

Lorenzo Muccioli