Vichy Cristina Rimini, uno degli indagati. "Vi racconto quelle notti"

"Nessun episodio di spaccio, le ragazze si facevano offrire la cocaina"

Rimini, il Vichy Cristina nella bufera (Foto PasqualeBove)

Rimini, il Vichy Cristina nella bufera (Foto PasqualeBove)

Rimini, 5 ottobre 2018 - La cocaina, per diversi clienti, era il dessert. Passata la mezzanotte, al Vichy Cristina accadeva spesso che alcuni frequentatori tirassero fuori la ‘neve’, per consumarla nei bagni del locale di Borgo Marina, se non addirittura ai tavoli. Specialmente in quelli della zona privè, in fondo al ristorante. Le immagini delle telecamere nascoste dalla polizia municipale hanno immortalato più di 80 cessioni di cocaina all’interno del locale in soli tre mesi, tra il dicembre 2017 e il febbraio di quest’anno.

Nel polverone sono finite così 20 persone, tutte indagate a piede libero. Per alcune di loro è scattato l’obbligo di dimora e firma. Sono indagate anche le due donne, madre e figlia, che di fatto gestivano il Vichy Cristina (non erano le titolari), assunte rispettivamente come cuoca e cameriera del locale. Oggi cominceranno gli interrogatori. «Mi auguro che venga fatta chiarezza su questa vicenda – dice uno degli indagati – Perché, per quanto riguarda me e altre persone coinvolte, non siamo né spacciatori né delinquenti, come tanti invece hanno pensato leggendo le notizie apparse in questi giorni».

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Dalle immagini delle telecamere, però, emerge una situazione molto chiara: lo spaccio e il consumo di cocaina all’interno del locale erano molto diffusi...

«Per quello che ho visto io, nessuno ha mai comprato dosi di cocaina all’interno del ristorante. La situazione era questa: c’era chi faceva uso di droga, come accade in tanti altri locali di Rimini, e la offriva ad altri. Anzi, soprattutto ad altre».

Erano le donne a chiedere la cocaina?

«C’erano ragazze che si facevano offrire una ‘sniffata’, sì. Tutto questo accadeva prevalentemente nei bagni del locale. Nel privè io, nelle poche occasioni in cui sono stato, non ho mai visto nulla di strano».

Ma chi frequentava il Vichy Cristina, ci andava anche perché sapeva che lì c’erano persone che facevano uso di coca?

«Il Vichy Cristina era un ristorante ben frequentato, da professionisti e imprenditori della città e anche da fuori. C’erano spesso cene di congressisti, in occasione delle fiere e dei convegni. Si andava lì perché semplicemente perché era un bel locale, soprattutto frequentato da gente del posto. Una cosa diventata sempre più rara a Rimini».

Lei è tra i 20 indagati: se l’immaginava o è stata una sorpresa?

«E’ stato un fulmine a ciel sereno, senza dubbio. Una sera, a gennaio, ero stato fermato anch’io, fuori dal locale. Non hanno trovato niente. Da allora ho smesso di frequentare il ristorante. Poi, la scorsa settimana, sono venuti a fare le perquisizioni a casa e non hanno trovato niente neanche lì...».

Come ha reagito?

«E’ stata una mazzata. Ma io ho fiducia nella giustizia, sono convinto di poter dimostrare la mia innocenza».