Rimini, terrorizzati dai vigili: "Mi hanno spogliato nudo in strada"

Il racconto dei magrebini fermati dagli agenti del nucleo ambientale

Un arresto per droga

Un arresto per droga

Rimini, 17 marzo 2018 - «Se non te ne vai dall’Italia ti faccio togliere il bambino»... «Se non vai via di qua ti sparo nelle gambe». E ancora: «Se non te ne vai ti metto mezzo chilo di eroina dove dormi e ti faccio fare cinque anni di carcere». Questo e altro hanno riferito agli investigatori della Guardia di finanza, gli extracomunitari che hanno avuto a che fare con gli agenti del Nucleo ambientale della Polizia municipale, finiti nel calderone di un’inchiesta che sta rimandando un panorama inquientante.

Un quadro fatto di violenza e prevaricazioni: a sentire i testimoni, il gruppo aveva seminato la paura tra gli spacciatori magrebini che infestavano la zona e in generale tra gli extracomunitari. Sono loro a raccontare dei sistemi del Nucleo. «Sono a conoscenza del fatto di avere sbagliato – ha raccontato uno di questi ai finanzieri – ma purtroppo in Italia non c’è lavoro e io in qualche modo ho bisogno di portare a casa qualcosa per sfamare il mio bambino. Nel marzo 2015 mi trovavo a Bellariva con mia moglie, all’altezza della fermata dell’autobus 21. Sempre lo stesso gruppo di persone passando mi vedeva con la macchina e subito accostava e iniziava un controllo sulla mia persona. Mi facevano spogliare nudo in mezzo alla strada, compresi gli slip, non trovando niente. In quell’occasione non mi fu rilasciato nessun verbale di perquisizione».

Un altro viene fermato nell’autunno del 2012. E’ una loro ‘conoscenza’, ma in quell’occasione non gli trovano addosso nemmeno un grammo di droga, solo il cellulare e 130 euro. Dopo averlo preso a pugni e schiaffi, si erano presi i soldi. Non aveva mai denunciato niente «perchè sia io che i miei connazionali avevamo molta paura di parlare».

Secondo gli inquirenti, parecchi verbali sono stati fatti a pezzi. Autrice, dicono, un’agente che non faceva parte del gruppo ma che lavorava nello stesso ufficio, anche lei nella lista degli indagati, con l’accusa di falso per soppressione di atto pubblico. «Ok distruzione», lasciava scritto in un post-it, poi recuperato dagli investigatori. Senza farsene accorgere, gli investigatori hanno frugato nel cestino della carta straccia che veniva svuotato una volta alla settimana. Lì c’erano i pezzi degli atti redatti in originale che gli investigatori hanno ricomposto pezzo per pezzo, come tanti puzzle.