Elezioni 2022, Gnassi: "Vincere era impossibile: mi avrebbe battuto anche un gatto"

L’amarezza di Gnassi nonostante l’elezione: "Morrone ha sfruttato il traino nazionale e i voti di Fratelli d’Italia . Con me il Pd è cresciuto, ma adesso il partito va rifondato e deve ritrovare una sua identità forte"

Andrea Gnassi, eletto deputato grazie al ruolo di capolista nel plurinominale

Andrea Gnassi, eletto deputato grazie al ruolo di capolista nel plurinominale

Rimini, 27 settembre 2022 - Era già sicuro del posto a Roma, a prescindere da come sarebbe andata la sfida. Ma questo non consola il neo deputato Andrea Gnassi. E non lo consola nemmeno il fatto di aver dato filo da torcere a Jacopo Morrone, con migliaia di persone (3.976 nel solo comune di Rimini) che hanno fatto la crocetta soltanto sul suo nome.

Per il Pd è una disfatta. Cosa non ha funzionato?

"In Romagna non abbiamo vinto in nessun collegio uninominale. Siamo dentro il voto nazionale, che ha espresso la voglia del cambiamento degli italiani. Gli italiani hanno deciso premiando Fratelli d’Italia, che ha ridotto la Lega a forza marginale del centrodestra. Giorgia Meloni ha saputo ritagliarsi visibilità e protagonismo politico sia durante la pandemia che nella crisi economica e internazionale".

I vertici del Pd speravano che almeno lei battesse Morrone.

"Lo dico senza polemica: se anche fosse stato candidato il primo gatto che passava per strada, avrebbe vinto. Per effetto di una legge elettorale che premia chi fa alleanze, e perché il centrodestra stavolta aveva il vento in poppa. È lampante il caso di Morrone: ha vinto grazie ai voti di Fratelli d’Italia, nonostante il crollo della Lega. Lo dicono i dati. E noi siamo cresciuti: rispetto al 2018, il centrosinistra ha preso 16.794 voti in più. È il 9,17% in più. Nel comune di Rimini siamo all’11,52% in più. Nel collegio il Pd ha avuto 11.055 voti in più".

Morrone ora brinda e la definisce un arrogante.

"Non ribatto ai suoi attacchi. Mi auguro che lui e gli altri eletti lavorino per il bene del territorio. Io lo farò, come sempre".

Letta ha già annunciato le dimissioni: basteranno?

"Il tema qui è un altro. Oggi il Pd sconta la mancanza di identità politica e di alleanze. Inutile dire che le scelte fatte da Calenda e Renzi, alla luce dell’attuale legge elettorale che premia soltanto chi sta insieme pur nelle differenze (destra docet), hanno penalizzato loro stessi e quell’Italia che oggi non si riconosce né nel sovranismo, né in una destra che ora è chiamata alla prova di governo.

Tutta colpa della legge elettorale?

"Andava cambiata, e non farlo è stato un errore. Inutile lamentarsi ora del Rosatellum, che non consente il voto disgiunto, né di assegnare preferenze a nomi e cognomi. Così ci ritroviamo in Parlamento candidati sconosciuti al territorio, o che non si sono mai misurati con le preferenze reali, o ancora che quando l’hanno fatto per il consiglio regionale o comunale non sono stati eletti".

Intanto il centrosinistra precipita in una crisi profonda. Come se ne esce, secondo lei?

"Riacquistando un’identità politica forte. Ripartendo dai valori che si trasformano in fatti e costruiscono alleanze sociali e politiche. Al primo posto metto la rivoluzione ambientale ed energetica. È un tema identitario della sinistra, è il nostro futuro: perché produce sviluppo, lavoro e tutela l’ambiente".

Nonostante la batosta lei almeno può festeggiare l’elezione.

"La scelta di candidarmi come capolista non era scontata. Non me lo sarei mai aspettato, quando due mesi fa mi hanno fatto la proposta. Farmi capolista è stato, credo, anche il modo per premiare il lavoro fatto in questi 10 anni a Rimini".

Lei poteva fare una campagna elettorale diversa, invece si è speso fino all’ultimo.

"È così. Nonostante il seggio sicuro, ho fatto di tutto per aiutare il Pd e la coalizione. E ripeto: a Rimini abbiamo preso molti di più del 2018. Ma non è bastato".