Violentata e picchiata, l’aguzzino era il marito

L’uomo, 57 anni, residente a Rimini, ha umiliato per anni la donna Lei lo ha denunciato e adesso il coniuge finirà subito a processo

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Violentata per anni, picchiata con gli oggetti più disparati purché facessero male, umiliata ferocemente, accusata di tradimento dal marito di 57 anni.

Lei, di 18 anni più giovane, ha resistito a lungo, nella solita speranza che qualcosa cambiasse, che il cerchio delle aggressioni sessuali, delle botte si interrompesse, perché quello è l’uomo che hai sposato, non può essere capace di tanto. E se lo è, si deve fermare a un certo punto. Qualche volta accade ma è rarissimo. Questa non è stata una di quelle volte e per quella giovane donna, residente con il marito a Rimini, è arrivata l’ora di dire basta.

E denunciare, raccontando tutto, con preciso dolore a un pubblico ministero del tribunale di Rimini sempre molto attento a questo tipo di gravissimo reato, Davide Ercolani. Testimonianze e indagini meticolose hanno fatto decidere al magistrato che, in questo caso, poteva essere avanzata la richiesta di giudizio immediato, di fatto saltando il passaggio dell’udienza preliminare. L’uomo è stato arrestato il 21 maggio e attualmente si trova nel carcere di Forlì, in attesa del processo.

Le violenze sessuali con le quali si accaniva sulla moglie, stando alle accuse, erano accompagnate anche da percosse e tentativi di strangolamento che l’uomo, in una occasione, avrebbe riservato anche alla sorella che aveva preso le difese della moglie. Ma la tragica situazione non si fermava lì: le umiliazioni erano anche quelle parte integrante della cattiveria riservata alla donna che non era libera di fare o pensare nulla "in quanto moglie", obbligata a fare tutto quello che voleva lui. Anche per le cose, normalmente più semplici o piacevoli, come andare a cena al ristorante o andare in vacanza, la donna non si poteva permettere nessuna osservazione perché altrimenti arrivavano le botte, anche con il telecomando della televisione. E se lei si lamentava o tentava di lasciarlo arriva il ricatto psicologico: "Mi uccido".

Intanto il tempo passava, non senza le accuse di tradimento nei confronti della donna, anche questa altra scusa che l’uomo prendeva per scatenare la sua rabbia.

Quando gli atti di violenza e aggressione si sono fatti sempre più ravvicinati, la donna ha trovato il coraggio di rifugiarsi dalla sorella e denunciare tutto.

Sarà l’avvocato Andrea Margotti, del foro di Bologna, che assisterà la donna costituita parte civile contro il marito. Anche l’Associazione Gens Nova, nella persona del legale rappresentante pro-tempore e che ha affidato la difesa all’avvocato Elena Fabbri del foro di Rimini, si è costituita parte civile.

Monica Raschi