
Raffello Tonon, nella nuova veste di oste nella cantina Ottaviani di San Clemente. E' cittadino onorario di Cattolica dal 2006
Cattolica, 13 febbraio 2025 – La vita di Raffaello Tonon ha sempre ruotato intorno al mondo dello spettacolo, da concorrente del Grande Fratello a opinionista, poi conduttore e anche qualche avventura in radio. Poi il 45enne di Milano ad un certo punto ha deciso di cambiare rotta, di abbandonare il mondo patinato della tv per venire a vivere a Cattolica, il suo posto del cuore, conosciuto in giovane età. Nella Regina dell’Adriatico ha ritrovato la pace che nella velocità milanese stentava a vedere e con lei anche un lavoro da oste nella cantina Ottaviani di San Clemente. Cittadino onorario di Cattolica dal 2006, negli anni ha imparato anche il dialetto romagnolo e tra un ‘burdel’ e un ‘a tal’deg’ ci ha raccontato la sua nuova vita.
Da dove nasce l’amore per la Riviera?
"Nasce tutto da mia madre, che incinta già veniva in vacanza a Cattolica e poi crescendo sono sempre stato molto fortunato perché ho potuto vivere tanto il mare della Romagna. Negli anni ho fatto amicizia con le persone del luogo, anche perché rimanevo qui per diverso tempo e quindi conoscevo i ragazzi come me, le loro famiglie e nel tempo ho anche imparato il dialetto cattolichino”.
Parla ancora in dialetto romagnolo?
“Quando sono a tavola con gli amici oppure in spiaggia mi capita spesso di usare intercalari romagnoli o addirittura vere e proprie frasi in dialetto. Mi scambiano per un vero romagnolo e alcuni non ci credono che sono veramente io. Per me questo significa vivere un posto fino in fondo e da quattro anni sono fiero di avere la residenza a Cattolica e dal 2006 la cittadinanza onoraria”.
Cosa ricorda di quella Cattolica di quando era piccolo?
“Sembra un gioco di parole ma ricordo il ricordo, quello che conservavo dentro di me per tutto l’inverno milanese, mentre aspettavo l’estate. Poi non posso dimenticare le carte vincenti della Romagna, ancora attuali, come il folclore e la vera cultura che si respira in ogni angolo. Ci ammoderniamo ma rimaniamo ancora ancora ancorati alle tradizioni. Tutto questo fa breccia nel cuore del turista”.
Oggi cos’è cambiato di più?
“Ormai tutto il mondo è cambiato. Non esistono più le pensioni a conduzione famigliare, così come gli alberghi ed è una grande perdita sia dal punto di vista economico che culturale”.
Lei ha gestito un hotel a Miramare e questo cambiamento l’ha potuto sperimentare in prima persona.
“Vent’anni fa gestivo un albergo a Rimini e col tempo ho potuto notare che la gente, il turista, è cambiato profondamente; ma questo è un trend di tutto il mondo. Ancora noi ci difendiamo qui in Romagna, ad esempio c’è una schiera di anziani che mantengono viva la tradizione. Ad esempio ogni mattina nella piazza Primo Maggio di Cattolica si ritrova un gruppo di persone a chiacchierare e stare insieme e tutto ciò ci da ancora speranza. A Cattolica siamo fortunati, è un luogo da sogno”.
Dove alloggiava quando veniva in vacanza qui?
“Stavamo in hotel, prima al Monetti e poi al Victoria che con il tempo è diventata la mia seconda casa al mare”.
Poi c’è stato l’incontro con il mondo della televisione.
“E da qui nasce la mia indipendenza. A quel punto in inverno vivevo vicino alle sedi delle televisioni e quando riuscivo venivo in Riviera. In quel periodo ricordo che c’era il volo diretto da Rimini a Roma per questo riuscivo a prenderlo il venerdì e passare il mio weekend cattolichino. Poi la domenica mattina si partiva per tornare al lavoro. Mi sono sempre diviso tra Roma, Milano e Cattolica”.
Cambiando vita, perché ha scelto proprio il campo enologico alla cantina Ottaviani?
“Non ho scelto io questo campo, è stata la vita che mi ha portato qui. Prima di iniziare a lavorare qui ero in ozio totale e a quarant’anni è impossibile esserlo, ma per fortuna dal caso sono nate delle cose belle. Sono sempre stato un amico della famiglia Ottaviani e nell’estate 2023 mi hanno chiesto una mano al pass per il Ferragosto a causa di un problema di personale”.
Come andò quell’esperienza?
“Molto bene, e io mi divertii molto, così dissi di tenermi presente in futuro. Mi chiamarono altre due o tre volte e poi finalmente un giorno mi invitarono a pranzo proponendomi di diventare l’oste della cantina”.
Ne fu contento?
“Con quella proposta ho preso due piccioni con una fava: lavorare e quindi guadagnare, ma senza smettere di divertirmi. Potevo anche starmene a casa, ma stare in mezzo alle persone facendo quello che mi piace è ciò che mi fa stare bene”.
Come si svolgono le sue giornate?
“Durante la settimana lavoro da dopo pranzo fino alle 23 circa, la mattina invece faccio le faccende di casa. La cosa meravigliosa è che ho un gruppo di amici, io sono il più giovane e tutti i giorni ci troviamo in viale Dante per fare un aperitivo verso le 12. Parliamo insieme, ci confrontiamo e soprattutto mangiamo bene. C’è chi porta il formaggio, il salame, poi il vino e stiamo insieme. Una cosa del genere si può sperimentare solo in Romagna, è un appuntamento a cui non si può mancare. Siamo tutti in pace con il mondo, ridiamo e scherziamo”.
La riconoscono da Ottaviani?
“Sì, ormai si è sparsa la voce. Quello che salta più all’occhio, o meglio all’orecchio è la mia voce, è stata quella che mi ha fatto bucare lo schermo in televisione. Ciò che mi piace di più è quando a fine pasto le persone mi ringraziano, parlando con Raffaele l’oste e non il Tonon della tv”.
Il suo piatto romagnolo preferito?
“Mi piace tutto. Una bella tagliatella fatta bene è sempre la fine del mondo. Poi se mi si vuole fare davvero contento c’è il pesce, la piadina con cipolla, rucola e sardoncini. E tutto quel pescato semplice, come le vongole, che con uno spaghetto stanno benissimo. Io sono un tradizionale, ad esempio quando cucino uso ancora lo strutto”.
Qual è la differenza più lampante tra la sua vita in città e quella al mare?
“Qui ho iniziato a vivere veramente, assaporare i gusti e stare insieme alle persone. In Romagna abbiamo il mare e a due passi le campagne, se si ha voglia si riesce ancora andare dai contadini per comprare la verdura e le uova. Tutto questo fa bene allo stomaco, ma soprattutto alla salute. Al supermercato ci vado solo per comprare i detersivi, nulla di più. Negli anni romagnoli ho preso venti chili, ma va bene così. C’è poi il rispetto della normalità, di notte si dorme e non ci sono i locali aperti. Esiste ancora la volontà di mantenere una certa sanità mentale e questa è una ricchezza”.
E’ più a suo agio tra i tavoli o in televisione?
“Sono due cose consequenziali. L’essere sciolto davanti alle telecamere mi fa essere rilassato anche da Ottaviani. Alla fine si parla sempre di un lavoro con il pubblico”.
Va ma il mare?
“Quasi mai, a volte in inverno. Cammino per 400 metri e mi fermo a guardare il mare. In estate però mai, sono felice ci siano i turisti ma stare a prendere il sole non fa per me. Saranno 25 anni che non affitto un ombrellone”.
Torna mai a Milano?
“Si, ma dopo due giorni sono già ‘sdrenato’. Troppa confusione, non sono più abituato, Cattolica mi ha dato altro, mi ha insegnato a salutare tutti quando esco di casa, una cosa impensabile altrove. A Milano se non hai un passo svelto ti arano, dove sto io invece la si prende con filosofia. In Romagna vivo da solo, ma mi sento come se fossi sempre in compagnia, non mi manca niente”.