Rimini, 9 febbraio 2023 – Musica e spettacolo si tramandano sul palco dell’Ariston di padre in figlio. Da una parte il giovane twitcher Jody Cecchetto, dall’altra il papà Claudio che Sanremo lo conduceva negli anni Ottanta.
Cecchetto, parliamo di Sanremo.
"Un’intervista su Sanremo? Perché Sanremo? Lo hanno visto tutti."
Cosa è cambiato da quando lei conduceva il Festival?
"Io ho fatto Sanremo negli anni 80, 81 e 82. A quei tempi il Festival, con me, usciva da un periodo un po’ “antico” grazie alle intuizioni di Gianni Ravera. Sanremo diventava più moderno. Oggi succede una cosa simile. Dopo che il Festival si era assopito, è ritornato in primo piano con la musica. In certe edizioni fra una canzone e l’altra passava anche un’ora, adesso non è più così. Con il mio Sanremo è nata la ‘maratona musicale’ di tre serate, all’inizio si andava in onda solo il sabato sera. L’occhio particolare sulla tradizione è rimasto. Non è il Festival delle nuove
tendenze e un Festival in cui trova spazio anche il nuovo repertorio, cioè la musica contemporanea."
Questa reazione di Blanco che ha scalciato sui fiori, come la vede?
"C’era già un video suo dove scalciava i fiori. Non ho capito se ha voluto riproporre lo stesso spettacolo. Magari c’era un riferimento ma mi è sembrata una scena fuori luogo. Per distruggere la casa dove abiti è giusto avvertire prima il proprietario e dirgli “guarda ti spacco la casa ma poi ci sono i miei amici che vengono e puliscono” invece a Sanremo si sono ritrovati il palco distrutto e a pulire ci ha pensato Gianni Morandi. Al di là di questo Blanco si è scusato e lo accettiamo. Ha riconosciuto il suo errore. Però basta, non deve farlo più."
Il Festival e il grande Benigni, autore di un’esibizione magnifica in onore dei 75 anni della Costituzione, in più, l’elogio sulla ‘tenacia’ del presidente Mattarella. Secondo lei Benigni avrebbe fatto le stesse cose negli anni 80?
"Era un altro Benigni, più giovane, che cominciava ad essere un personaggio del mondo dello spettacolo. Però c’è una bella similitudine, perché Benigni apriva i miei Festival come quest’anno ha aperto quello di Amadeus".
La prima volta di un presidente della Repubblica a Sanremo, un unicum nel Festival della canzone italiana. Se lo sarebbe aspettato Sandro Pertini a Sanremo?
"Se Gianni Ravera lo avesse invitato… Ai tempi la politica non entrava nel mondo dello spettacolo anzi c’era il timore che vi entrasse. Io ho apprezzato molto la presenza del presidente della Repubblica, è una grande prima volta. È stata una prima volta anche per I cugini di campagna, una cosa altrettanto istituzionale".
Zelensky avrebbe dovuto partecipare al Festival?
"I dirigenti hanno deciso così. Io credo che sentiamo tanto parlare di Zelensky, siamo tutti contro la guerra e lo sappiamo. Bastava una messaggio ‘stop the war’ all’inizio e alla fine dello show. Un’esibizione del presidente dell’Ucraina non era necessaria. È come se vai in discoteca e trovi Zelensky che ti parla, in discoteca ci vai per sentire la musica e per svago, il contesto non è adatto".
Suo figlio Jody sta riscuotendo un grande successo.
"Io sono contento che in qualche maniera in questa edizione giovanile di Sanremo ci sia un Cecchetto. L’ho visto esibirsi all’Arena di Verona in occasione di Power Hits e su quel palco ho notato che si muoveva con sicurezza e con modestia. Lì mi sono accorto che Jody sapeva fare il suo lavoro. Sono contento che Amadeus lo abbia voluto".
Da dove arriva il talento di Jody?
"È da un po’ di tempo che lo vedevo lavorare in radio e su Twitch. Notavo che cresceva professionalmente. Io sono stato più fortunato, mi hanno subito sbattuto al Festival di Sanremo. Jody sta facendo la gavetta e si sta guadagnando passo dopo passo i ruoli che gli danno, gli faccio i miei complimenti".