Rimini, 1 dicembre 2010 - La notizia circola insistentemente già da alcune settimane, nonostante da palazzo Buonadrata al momento non arrivino conferme. Ma i soliti ben informati assicurano che Banca Marche sta seguendo da vicino le sorti della Carim, e che sia piuttosto interessata ad acquistare un consistente pacchetto di azioni della principale banca riminese.

Di più: il gruppo bancario marchigiano aspirerebbe a diventare il nuovo azionista di peso della Carim. Il presidente di Banca Marche, Michele Ambrosini, avrebbe già avuto anche alcuni contatti, anche se sul piatto per ora non ci sarebbe nulla di certo. Di sicuro c’è che la Banca Marche era già stata individuata come possibile partner della Carim, prima che sull’istituto di credito si abbattesse la scure di Bankitalia, col commissariamento deciso a fine settembre. La collaborazione (con un conseguente riassetto societario) era stata sui tavoli di Carim già nei tempi in cui il presidente della Fondazione Carim era Alfredo Aureli. Non se ne fece nulla, ma nel fratempo il colosso marchigiano, che può vantare oltre 300 sportelli tra Marche, Umbria, Abruzzo, Emilia e un patrimonio netto (alla fine di giugno) di 1 miliardo e 222 milioni, è ancora fortemente interessato alla Carim. D’altra parte, secondo gli ambienti bancari riminesi, soltanto un gruppo del genere potrebbe avere la forza economica per ‘ricapitalizzare’ la Carim. Difficile che gli imprenditori riminesi possano versare i circa 100 milioni stimati per la ricapitalizzazione della banca. E Bankitalia non vede di buon occhio l’ingresso di grandi gruppi industriali nell’assett della Carim. Ecco perché l’ipotesi di Banca Marche è tutt’altro che una semplice indiscrezione, anche se si tratta di un’operazione piuttosto complicata. E in ogni caso, la Fondazione Carim vuole affidarsi a un importante studio milanese per trovare i partner giusti.

I soldi per la ricapitalizzazione difficilmente arriverà invece dalla vendita del Cis. Il Credito industriale sammarinese, la banca acquistata dalla Carim nel 2005 per 111 milioni, oggi vale sul mercato la metà. E visto quello che è accaduto a Carim, commissariata anche (soprattutto) per i legami con San Marino e l’attività del Cis, la banca sammarinese non avrebbe in questo momento molto appeal. Il caso Cis intanto continua a turbare i sonni del Titano. L’attuale consiglio d’amministrazione del Cis, tallonato dai commissari straordinari a cui Bankitalia ha affidato la Carim, è pronto a lasciare anzitempo e a finire il proprio mandato con quasi due mesi d’anticipo. L’unico dei membri del cda a non volersi dimettere anzitempo è l’ex presidente della Carim, Fernando Maria Pelliccioni.