'Vado a vivere in albergo': il mattone come rifugio

L’agente immobiliare Gabriele Drudi: "Alcuni acquistano le strutture fuori mercato perché ormai costano meno di un appartamento"

'Vado a vivere in albergo'. Il mattone come rifugio

'Vado a vivere in albergo'.

"Si stanno vendendo un po’ di alberghi piccoli, le famose strutture fuori mercato". Parla Gabriele Drudi, agente immobiliare specializzato in compravendite di strutture ricettive.

Perché proprio gli alberghi più scalcinati?

"Chi compra non sempre è un albergatore".

Ovvero?

"Più spesso si tratta di persone che hanno soldi da parte, e visto il crescere dell’inflazione e le difficoltà dei mercati, con l’inflazione ufficiale già intorno al nove per cento, quella reale chissà, energia e materie prime in costante aumento, preferisce tornare a investire nel vecchio mattone. Quando non in oro".

In che modo però diventa un ‘investimento’ comprare una bicocca?

"Particolare importante: in molti casi queste persone partono con il voler comprare un appartamento. Poi si accorgono che allo stesso prezzo, o giù di lì, diciamo a partire da 350mila euro, possono acquistare un piccolo albergo".

Quindi?

"L’idea è: prima mi sistemo il mio appartamento, che ho trovato se non in prima linea non lontano dal mare. Poi piano piano, nel giro di qualche anno, magari un piano alla volta, ristrutturo anche il resto".

In che modo?

"Riducendo il numero delle camere e riqualificandole in maniera importante, secondo gli standard internazionali del turismo, cioè da almeno 15-20 metri quadrati. Lo stesso per i bagni, che devono essere di 3,5-4 metri quadri. Più servizi adeguati".

Però non si può abitare in una struttura ricettiva se non è attiva, non in funzione...

"Infatti, non è residenziale, rimane la destinazione alberghiera. E deve funzionare come albergo, altrimenti non ci abiti. Magari all’inizio si dà una sistemata, facendoci un bed and breakfast senza prima colazione, oppure piazzando una macchinetta automatica".

Quante sono le situazioni di questo tipo in riviera?

"Verosimilmente qualche decina gli alberghi che hanno tra le dieci e le dodici camere, di livello. Ma attenzione. Non si tratta solo di ‘andare ad abitare’ nel proprio albergo. Tanti partono così, poi completano la ristrutturazione riqualificando in maniera significativa la struttura, che torna sul mercato, diventando ad apertura annuale. E che, tra stagione balneare, fiere e congressi, e lavorano egregiamente".

Naturalmente la cifra da investire per puntare a questo risultato non si ferma agli ipotetici 350mila euro dell’acquisto, ristrutturare costa...

"Servono almeno tra 500mila e 600mila euro per trasformare l’albergo marginale in un piccolo hotel di lusso, con suite, domotica e vari comfort: in sostanza per entrare nel giro del turismo di un certo livello a Rimini, turismo nazionale ma soprattutto internazionale,e quindi avere una buona redditività, bisogna mettere sul mercato un quattro stelle".

Che dovrà anche essere dotato di parcheggio, tra i vari standard?

"Esattamente. E non sempre le piccole pensioni marginali hanno questo tipo di spazi esterni a disposizione. Ci si organizza con l’utilizzo, a volte in convenzione, di piccole aree esterne". m. gra.