Svolta a San Marino, l’aborto diventa legale

Risultato storico del referendum: la piccola Repubblica dice sì con oltre il 77%. Sono andati alle urne quattro elettori su dieci

Referendum a San Marino: l'aborto diventa legale

Referendum a San Marino: l'aborto diventa legale

San Marino, 27 settembre 2021 - Dopo 156 anni l’aborto non è più reato a San Marino. Un risultato schiacciante quello del referendum sulla depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Oltre il 77 per cento dei sammarinesi ha votato sì, contro il 22,7 per cento dei contrari. Ora il Consiglio Grande e Generale, il parlamento sammarinese, avrà sei mesi di tempo per scrivere la nuova legge che sostituirà quella del 1865. L’affluenza complessiva ha superato di poco il 41 per cento, media tra il 60,3 per cento dei sammarinesi residenti sul Titano che si sono recati alle urne e del 5,69 per cento (appena 708 votanti) dei sammarinesi residenti all’estero, prevalentemente in Romagna e Marche. "È un risultato che ci soddisfa molto – ha commentato a caldo Karen Pruccoli, presidente dell’Unione donne sammarinesi che ha promosso il referendum – È il coronamento di una battaglia iniziata 18 anni fa".  

Fino a ieri a San Marino abortire era ancora un crimine punito con il carcere. Sempre e senza eccezioni. "Da tre a sei anni per ogni donna che abortisce – recita il codice penale della piccola Repubblica – e per ogni persona che la aiuta e che procura l’aborto". Le sammarinesi negli anni sono andate all’estero per abortire, solitamente negli ospedali dell’Emilia Romagna. Pochi giorni fa sono stati anche presentati i dati Istat relativi agli anni compresi tra il 2005 e il 2019. In media una ventina di interruzioni di gravidanza negli ospedali delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Pesaro-Urbino. Il picco nel 2013 con 30 aborti, 12 nel 2018 e 7 nel 2019.

È stata una campagna elettorale aspra quella per il referendum. Costellata di accuse incrociate. A partire da quelle scatenate dal manifesto del comitato ’Uno di noi’, contrario al referendum. "Io sono una anomalia. Per questo ho meno diritti di te?", le parole scritte sul manifesto e vicino un ragazzo con sindrome di Down. "La strumentalizzazione di questo messaggio è totalmente inopportuna e ne prendo completamente le distanze" aveva scritto il ministro all’Informazione, Teodoro Lonfernini, esponente della Democrazia cristiana sammarinese, il partito che si è schierato per il ‘no’. "Ci muoveremo anche nelle sedi opportune – aveva minacciato il presidente degli Special Olympics San Marino, Barbara Frisoni –. Al di là di ciò che ognuno di noi deciderà di votare, sono schifata e delusa. Quel manifesto è puramente strumentale, di cattivo gusto". Una scelta difesa dal Comitato contrario al referendum. "L’immagine scelta non è una offesa ma una difesa – avevano spiegato – non è un affronto ma un sincero confronto, non è esclusione ma il desiderio di una piena accettazione di chi qualcuno considera ‘un’anomalia’, in grado di giustificare anche l’aborto tardivo. Il termine anomalia è contenuto nel quesito referendario". Nella campagna referendaria era intervenuto anche il vescovo della diocesi San Marino-Montefeltro.

"Qualunque sia l’esito, ci impegneremo con coerenza per testimoniare il Vangelo della vita per una cultura ed una politica favorevoli alla famiglia" aveva scritto monsignor Andrea Turazzi, Il piccolo Stato tra Emilia Romagna e Marche era rimasto uno dei pochissimi in Europa nel quale interrompere una gravidanza era considerato reato. In Italia l’aborto è legale da 43 anni. "L’Italia lo regolamentò nel 1978 e a San Marino allora si girarono dall’altra parte" ha detto durante la campagna elettorale Karen Pruccoli.