Riccione, 20 ottobre 2013 - DAL PRIMO gennaio 1996 al 31 dicembre 2000 ha percepito 0,01 euro di pensione in più del dovuto. A distanza di tredici anni l’Inps rivuole indietro quel centesimo, avvertendo l’interessato che può pure rateizzare la cifra o intraprendere le vie giudiziarie. Protagonista dell’incredibile episodio è un ex commerciante riccionese, Emilio Casali, 85 anni, titolare dell’omonima boutique in viale Dante.
 

QUANDO l’altro giorno si è visto recapitare la raccomandata con il bollettino è rimasto allibito. Sembrava uno scherzo, ma la busta riportato a lettere cubitali il logo dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. «Non volevo credere ai miei occhi _ dice Casali _. Non riuscivo a capire, mi sembrava assurdo. E poi quella cifra, 0,01 euro percepiti in cinque anni. Per un attimo ho pensato che ci fosse dietro dell’altro». Invece, no. Come riporta la lettera il motivo è che in quei cinque anni «sono state corrisposte quote di pensione non spettanti, in quanto l’ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti previsti dalla legge». Il commerciante dovrà saldare il suo debito, se così lo si può definire, entro il 14 novembre. E, comunque, entro trenta giorni dal ricevimento della lettera, recapitata il 15 ottobre, potrà andare all’Inps «per verificare la possibilità di rateizzare il rimborso». Due righe dopo si aggiunge che l’interessato «nel caso volesse impugnare il provvedimento, potrà presentare un ricorso esclusivamente online, entro 90 giorni dalla comunicazione».
 

NON SOLO. In assenza della risposta, a tre mesi dalla presentazione del ricorso amministrativo «potrà proporre un’azione giudiziaria da notificare direttamente all’Inps». Non riesce a capacitarsi del grottesco episodio il figlio di Emilio, Claudio Casali, che sbotta: «Al momento non paghiamo, stiamo a vedere cosa succederà dopo la scadenza, ossia il 14 novembre, poi decideremo il da farsi, magari sceglieremo di rateizzare l’importo. Se incorriamo negli interessi di mora vedremo come faranno a calcolarli». E ancora: «Quello che è successo a mio padre è un’assurdità. Mi chiedo se l’Italia può essere considerata un Paese con un futuro, se spende 5 euro per la raccomandata, più i soldi della carta e quelli per l’impostazione della pratica che ha impegnato i dipendenti. Euro che si aggiungo a quelli che spenderemo per recarci in posta e per pagare le tasse del bollettino. Tutto questo per incassare un centesimo! Per assurdo se l’Inps volesse proprio incassare questa poderosa cifra avrebbe potuto farlo trattenendola dall’erogazione della stessa pensione».
 

Nives Concolino