Riccione, film su Cucchi. In sala la sorella Ilaria, polemica sul film 'piantonato'

Grande consenso di pubblico e sold out per le proiezioni di "Sulla mia pelle". Polizia alla proiezione, Ilaria Cucchi al questore: "Stefano è morto, stia tranquillo"

Ilaria Cucchi con l'avvocato Fabio Anselmo e Sara Paci di DIG (Foto Concolino)

Ilaria Cucchi con l'avvocato Fabio Anselmo e Sara Paci di DIG (Foto Concolino)

Riccione, 16 settembre 2018 - Grande consenso di pubblico e sold out, con circa 400 presenze in due sere, per le proiezioni del film “Sulla mia pelle”, che attraverso atti giudiziari racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi. Per presentare la pellicola, densa di emozioni, che lasciano il segno e fanno intensamente riflettere, al Cinepalace sono arrivati, prima il regista Alessio Cremonini, che non ha nascosto l’emozione provata sul set, soprattutto nel girare la scena conclusiva, e l’attore protagonista Alessandro Borghi che ha magistralmente interpretato la parte di Cucchi.

Ieri sera invece a incontrare il pubblico in sala sonno stati Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e l’avvocato Fabio Anselmo che ha scritto la storia del film, selezionato per l’apertura della sezione “Orizzonti” alla 75esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E' di oggi, invece, la polemica sollevata da Ilaria Cucchi nei confronti del questore di Rimini: "Con tutto quel che c'è da fare, ieri sera il questore di Rimini ha ritenuto di far piantonare, per tutto il tempo della proiezione del film e del dibattito, la sala cinematografica dove è stato proiettato 'Sulla mia pelle' - dice -. Chiedo al questore di Rimini e al ministro Salvini se questo era veramente necessario. Tempo e denaro pubblico persi, al di là che i due poliziotti mi hanno fatto veramente tenerezza. Non sarebbe meglio dedicare attenzione ai criminali? Stefano è stato così ben rappresentato da Alessandro Borghi che continua ad essere piantonato anche da morto. Consiglio al questore di Rimini di guardare il film fino alla fine, così potrà capire che Stefano è morto e quindi non è più pericoloso. O siamo ritenuti pericolosi io e il mio avvocato Fabio Anselmo?".

Ilaria Cucchi (Foto Concolino)

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Queste, invece, le parole della Cucchi ieri sera al cinema: “In queste ore stiamo assistendo a manifestazioni anche spontanee, organizzate in tutte le piazze d’Italia e soprattutto alle sale dei cinema strapiene di persone che vogliono ascoltare, capire e magari anche raccontare la storia di mio fratello”.

“Di fronte a questa platea - ha proseguito - non posso non pensare da dove siamo partiti. Ero sola contro tutto e contro tutti, nel momento in cui assieme ai miei genitori venni a sapere della morte di mio fratello in quelle terribili condizioni. Non posso dimenticare quella tremenda sensazione di impotenza. Non sapevamo cosa fare, da dove partire con quel dolore così grande! Oggi la storia di mio fratello, davvero difficile da raccontare, la vedete per quella che è, vera, nuda e cruda, senza il bisogno di aggiungere altro”.

Ilaria ha insistito: “Dobbiamo imparare a non voltarci dall’altra parte, sempre convinti, che determinate situazioni capitino sempre agli altri e non ai nostri cari. Realizzare questo film, anche da parte del regista Cremonini e del protagonista Borghi è stato un gesto molto coraggioso. Ha fatto in modo che questo problema non fosse solo nostro, ma che riguardasse l’intera collettività”.

ANSA

Con la mente rivolta a quegli strazianti attimi racconta: “Tornando a casa c’era tutta la famiglia ad aspettarmi, dopo aver visto il corpo di Stefano martoriato e mi venne in mente un ragazzo morto qualche anno prima a 18 anni, Federico Aldrovandi, da lì è partita la nostra battaglia che ci ha consentito di portare ovunque, compreso i cinema, la storia di mio fratello, della quale non si voleva più sentir parlare”. Presente in sala anche l’avvocato Fabio Anselmo che ha scritto la storia: “Questo è un film estremamente vero _ anche troppo severo nei confronti di Stefano, ma forse, proprio per questo gli restituisce l’umanità che gli è stata negata da vivo, e direi, anche da morto, perché Stefano è diventato un caso giudiziario, è stato un po’spersonalizzato come altri casi di cui mi sonno dovuto occupare purtroppo nella mia carriera, da Aldrovandi in poi. Non si possono fare ragionamenti politici su questo film, bisogna guardare solo la sofferenza che viene rappresentata e quello che trasmette, l’umanità di Cucchi. Promotori delle due speciali serate è stata l’associazione Dig (Documentari, inchieste, giornalismi) con Riccione Teatro, presieduto da Daniele Gualdi, e Giometti Cinema.