Niccolai: "Rimini-Forlì è speciale, ci sarò"

Lo storico rivale: "Il Flaminio è un parquet caldo, in cui si affrontano due belle squadre. Mi piacerebbe incontrare Carlton Myers"

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di Gianni Bonali

Il countdown è già iniziato. Pochi giorni e il derby Rimini-Forlì scalderà di nuovo i cuori dei tifosi biancorossi che, negli ultimi anni, hanno avuto pochissime occasioni di vivere le emozioni forti di una partita storica. Palcoscenico è il Palasport Flaminio (palla a due domenica alle 17). Un luogo indissolubilmente legato al nome di Andrea Niccolai, ex giocatore di Forlì dal 1994 al 1996 (ora allenatore in cerca di una panchina): conosce bene il clima e l’importanza della partita, per esserne stato protagonista in una data storica per il basket forlivese. Correva il 21 maggio 1995, e Niccolai regalava la promozione in serie A1 a Forlì, con un tiro sulla sirena di gara3 della finale playoff.

Niccolai, quale è l’importanza del derby Rimini-Forlì in generale, che dal lontano 1995 si è disputato pochissimo?

"È sempre una partita emozionante, con un’accesa rivalità fra le due città. I tifosi aspettano con ansia l’evento che, per i giocatori, si prepara quasi da solo, nel senso che le motivazioni, la concentrazione e l’energia sono talmente alte che non vedi l’ora di scendere in campo per dare tutto quello che hai dentro e far vincere la tua squadra. È stata, in passato, una gara speciale e importante per atleti, società e appassionati e lo sarà anche questa volta".

Il teatro del derby è il palasport Flaminio di Rimini. È un campo caldo?

"Molto caldo. Ci ho giocato diverse volte in differenti stagioni e l’atmosfera è veramente fantastica, con le tribune piene di tifosi che incitano ininterrottamente gli atleti sul parquet".

Domenica ci sarà?

"Voglio esserci. E adesso che ci penso, sa cosa le dico?".

Cosa?

"Vorrei incontrare Carlton Myers. Non ho contatti diretti con lui, per cui mi affido al Carlino. Mi piacerebbe molto salutarlo proprio al Flaminio".

Siete stati le stelle di quella finale promozione.

"Ma io l’ho sempre stimato molto. Certo, io tiferei per Forlì. Ma insieme possiamo sottolineare il significato eccezionale di questa partita".

Come vede invece, oggi, il roster e lo staff tecnico di Forlì e Rimini?

"Sono due squadre con due allenatori tra i migliori della categoria. I coach Martino e Ferrari sono molto bravi tecnicamente, capaci, con esperienze significative e in grado di dare un’impronta precisa alle compagini che guidano. Sono in grado di preparare e valorizzare bene i giocatori, caricarli e farli rendere al massimo delle loro possibilità. Forlì ha rivoluzionato la squadra, con quasi tutti i giocatori e lo staff tecnico nuovi, con un alto livello tecnico. Rimini viene da una promozione che crea entusiasmo e ha un’abitudine maggiore a giocare insieme".

Cosa prevede per Forlì e Rimini per la stagione in corso?

"Forlì, anche per gli investimenti fatti dalla società, e nonostante le vicende legate agli infortuni degli americani, farà un campionato di vertice. Rimini penso possa essere una sorpresa, una mina vagante per tutte le altre squadre".

Sfogliamo l’album dei ricordi e torniamo al maggio del 1995 al Palasport Flaminio di Rimini, con la promozione in A1 di Forlì. Quali le sensazioni?

"Mancavano 10 secondi alla fine e Rimini era avanti di due punti. Era previsto che la palla sarebbe arrivata a me dopo la rimessa. Ho passato la metà campo e ho tirato una bomba in equilibrio instabile, canestro, è andata bene. Ho visto il plexiglass della tribuna piegarsi e un’onda di tifosi entusiasti invadere il parquet. Poi la corsa verso la curva occupata dai forlivesi con Max Di Santo che mi placca e mi abbraccia".