"Non vedo l’ora di sentire il calore dei tifosi"

Serie C: per Matteo De Rinaldis, giovane centrocampista del Rimini, questa sarà la prima esperienza nel calcio dei ‘grandi’

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di Donatella Filippi

Dopo dieci anni nel settore giovanile del Parma, Matteo De Rinaldis ha voglia di confrontarsi con il mondo del pallone. Diciannove anni compiuti lo scorso mese di aprile e la consapevolezza che il suo futuro inizia oggi. A Rimini dove è arrivato proprio in prestito dal Parma. "È la mia prima vera esperienza con una prima squadra – racconta il centrocampista nato a Roma, ma cresciuto in Emilia – nonostante qualche assaggio a Parma l’abbia avuto. Dopo i primi giorni nei quali ho avuto qualche piccola difficoltà di ambientamento, ora mi trovo davvero bene". La prima volta lontano da casa e lontano dal ‘guscio’ dove calcisticamente è cresciuto è cosa da metabolizzare. E De Rinaldis lo ha fatto in fretta. "Si è già creato davvero un bel gruppo – dice – Un giusto mix di giocatori giovani ed esperti dai quali noi possiamo imparare veramente tanto". Centrocampista, mezzala per la precisione, De Rinaldis ha le idee chiare su quello che deve fare in campo. E pure su quello che più lo soddisfa. "Amo avere il pallone tra i piedi – sorride – Che se vogliamo all’inizio è stato anche il mio più grande difetto perché volevo sempre la palla io. Poi sono cresciuto e sono migliorato anche da questo punto di vista. Sono una mezz’ala prevalentemente offensiva. Mi piace fare gol".

Rimini per il centrocampista emiliano sarà la ‘palestra’ ideale. "Questo è un anno di passaggio dal calcio dei giovani a quello dei grandi che non vedevo l’ora di affrontare – racconta – e quando ho saputo della possibilità di venire a Rimini ne sono stato subito felice. Quello di serie C è il campionato giusto dove farsi le ossa sia dal punto di vista tecnico che ‘ambientale’". Perché le avversarie di blasone non mancheranno e con loro le tifoserie di un certo spessore. Stadi piedi e calore del pubblico. Tutte cose che il centrocampista emiliano non vede l’ora di toccare con mano.

"Passo da campionati dove sugli spalti al massimo c’erano i genitori, a un campionato vero, nel quale si avverte il calore dei tifosi. Cosa che ho sempre sognato – dice – Sarà una bella emozione. Se sono emotivo? La partita la sento molto, poi una volta in campo la tensione passa subito. Mi sciolgo e penso soltanto a giocare".