Bergamin, sindaco sceriffo: "Niente esercito? Chiamo Putin"

Il primo cittadino contro i furti, fa le ronde da solo. In attesa che il ministro Alfano invii i militari in città

Massimo Bergamin, sindaco di Rovigo, nella sua auto, pronto per una delle sue ronde solitarie

Massimo Bergamin, sindaco di Rovigo, nella sua auto, pronto per una delle sue ronde solitarie

Rovigo, 29 novembre 2015 - Le sue crociate per la sicurezza o contro gli immigrati clandestini, stanno lasciando il segno. Con le sue esternazioni ha sollevato violentissime polemiche, suscitando spesso l’ira dell’opposizione. L’ultima idea di Massimo Bergamin, sindaco leghista di Rovigo, è quella di fare le ronde da solo. In seguito all’ondata di furti che ha colpito il quartiere Commenda nei giorni scorsi, il primo cittadino ha trovaro una soluzione, personale.

«Prima di tornare a casa la sera, dopo essere stato a cena fuori, faccio sempre un giro con la mia Punto, armato di cellulare, se vedo qualcosa che non va, chiamo il 113». Basterebbe questo per affibiargli l’etichetta di «sceriffo». Ma di episodi da raccontare ce ne sono a bizzeffe. A cominciare (subito dopo il suo insediamento, a fine giugno) dalla volontà di dare le pistole ai vigili. «Un riconoscimento professionale per gli agenti», aveva detto Bergamin.

Ma la sua predisposizione a farsi carico dei problemi della città, come un moderno giustiziere della notte (e del giorno), si era notata anche in occasione dell’Ottobre Rodigino, quando si rese protagonista di una vera e propria battaglia contro i venditori abusivi. Infine, eccolo a metà novembre invocare l’esercito, in risposta all’ondata di furti avvenuta in città: «Tre jeep di soldati in pattuglia tra il tramonto e l’alba sarebbero di aiuto contro la microcriminalità».

E via ancora con le critiche, battute e prese per i fondelli. Ma non solo, anche attestati di stima. Perché Bergamin tutto sommato, dopo anni di assoluta mancanza da parte del Comune nei confronti dei bisogni dei cittadini, parla in maniera schietta, fin troppo a volte. L’ultima della serie: «Se Alfano non mi dà retta per l’esercito, scriverò a Putin», ha postato sul suo profilo Facebook. Fedele alla teoria che quando un politico parla deve dare un messaggio che sia un pugno nello stomaco, chi ascolta lo deve sentire, altrimenti non serve; Bergamin finora di cazzotti ne ha sferrati parecchi e in cambio si è beccato l’etichetta di sindaco sceriffo. Ma liquidare Bergamin con un solo appellativo è troppo semplice: in fondo è sindaco solo da 5 mesi.