Rovigo, 21 luglio 2010 - Ci sono volute cinque ore di camera di consiglio per giungere alla sentenza del processo sulla truffa dell’erba medica ai danni dell’Unione europea e sulla bancarotta fraudolenta successiva al fallimento della Doc srl del Gruppo Tessarin. Dei nove imputati solo due sono stati condannati, sei le persone assolte, mentre in un caso il collegio (presidente Claudio Dodero, giudici Rossella Materia e Debora Landolfi) ha dichiarato non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Ciro Savino, i nove, attraverso un giro di false fatturazioni per la produzione di erba medica, erano riusciti ad ottenere un cospicuo rimborso dall’Unione europea.

Una truffa da oltre un milione di euro. L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, prese il via nel 2005. Il rinvio a giudizio per i nove imputati risale al 2007. In processo erano sei gli accusati del reato di associazione a delinquere: Nico Marangon, Antonio Boccato, Rocco Adriano Montagano, Stefano Cremesini, Stefania Guzzo e Luigino Guzzo. Tutti assolti, perché il fatto non sussiste. Con la stessa formula Cremesini è stato assolto anche dai reati fiscali concernenti l’emissione di fatture inerenti ad operazioni, oggettivamente, inesistenti. A riguardo anche Boccato, Montagano e Francesco Guzzo non sono stati ritenuti colpevoli.

Il tribunale ha, invece, condannato Cremesini (5 anni di reclusione) e Vittorio Gardella (3 anni e 6 mesi) per bancarotta fraudolenta. L’avvocato Michele Brusaferro, difensore di fiducia di Cremesini, commenta così la condanna del suo assistito: "In attesa di proporre l’appello per dimostrare l’estraneità del Cremesini, resta l’amarezza per l’impunità del vero colpevole che è fuggito in Argentina a fare la bella vita". Ovvio il richiamo a Savino Tessarin, l’ex sindaco di Ariano Polesine, che da anni è scappato in Argentina e la cui posizione venne stralciata dal procedimento già in sede di udienza preliminare.

Nei confronti di Massimo Guerra, imputato per falso ideologico e frode comunitaria, il tribunale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Felice per l’assoluzione del suo assistito, Boccato, è Luigi Migliorini: "Si è trovato coinvolto in questa grave vicenda processuale con pesanti imputazioni e i propri beni sequestrati sin dal 2005. Ora, finalmente, il sequestro è stato revocato e Boccato chiede solo un po’ di tranquillità dopo anni di calvario".