Rovigo, 27 gennaio 2014 - Il pm Manuela Fasolato, nel processo contro la centrale Enel di Porto Tolle in corso a Rovigo, ha depositato le richieste di pena per nove funzionari Enel accusati di disastro ambientale per l'omessa installazione di apparecchi al fine di prevenire il deterioramento dell'ambiente circostante e l'aumento delle malattie respiratorie nei bambini, evidenziato anche dall'Istituto tumori Veneto.

Il processo per la centrale (non più attiva dal 2009) era iniziato nel gennaio del 2013 e si fondava su un'inchiesta del pm Fasolato che aveva ipotizzato il fatto che le emissioni dell'impianto potevano avere contribuito a creare una aumento di malattie respiratorie e cardiovascolari nel territorio del Delta del Po.

Il pm Fasolato aveva contestato agli imputati, in concorso, l'omissione dolosa di cautele contro disastri e infortuni sul lavoro a cui poi è stato aggiunto anche il disastro ambientale che comporta una pena dai tre ai dodici anni di reclusione.

Queste le richieste: per Franco Tatò (ex ad di Enel dal 1996 al 2002) richiesti 7 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici; per Paolo Scaroni (ex ad di Enel del 2002 fino al 2005) 5 anni e 3 mesi, e interdizione perpetua. Per Fulvio Conti (attuale ad di Enel) richiesti 3 anni, più 5 di interdizione. Per gli ex presidenti di Enel produzione Antonino Craparotta, Leonardo Arrighi (che ha siglato il progetto di conversione a carbone della centrale), Sandro Fontecedro, Alfredo Inesi: 4 anni di reclusione e 3 di interdizione dai pubblici uffici. All'ex direttore della centrale Carlo Zanatta: 2 anni e 6 mesi.

Estinzione per intervenuta prescrizione per i reati ascritti all'ex direttore della centrale, Renzo Busatto.

 

LA DIFESA

Il collegio di difesa ed Enel respingono fermamente tutte le accuse mosse dal Pubblico Ministero Manuela Fasolato le cui richieste accusatorie sono prive di qualsiasi fondamento e razionalità, scrive Enel in una nota.

L’intera requisitoria del PM muove dal presupposto che la legge sui limiti di emissione che regolava l’esercizio della centrale non avesse alcuna rilevanza. Il PM, non potendo superare il dato fattuale che Enel, nell’esercizio della centrale ha sempre rispettato la legge, addirittura si spinge a ignorare quelle leggi e dunque tutte le autorità dello Stato  che nel tempo hanno approvato e confermato leggi e decreti autorizzativi.

Le richieste avanzate nell’udienza di oggi dalla pubblica accusa sono assolutamente infondate, così come lo è l’intero impianto accusatorio basato su consulenze di parte costruite con metodologie indirette ed errate.

L’impianto di Porto Tolle ha sempre rispettato la normativa sulle emissioni e negli anni non c'è stato alcun dato reale e misurato che potesse destare preoccupazione per la qualità dell’aria o che potesse causare problemi alla salute.

Enel ha sempre avuto come priorità e al di sopra di ogni altro interesse, la sicurezza dei dipendenti sul luogo di lavoro e la tutela dell’ ambiente e ha sempre messo in atto azioni per vigilare e tutelare questi aspetti. Tutte le centrali Enel erano e sono in possesso di certificazioni ambientali e tutti i sistemi e le apparecchiature erano e sono gestite al meglio in termini di esercizio e manutenzione.

Sulle presunte violazioni delle emissioni del DM 12.7.1990, va sottolineato che tale DM prevedeva delle specifiche deroghe, totalmente rispettate dal Gruppo. Inoltre con una legge del 2003 non solo per Enel ma anche per altri operatori era stata prevista una deroga alle emissioni. A valle di ciò venne anche stabilito un piano transitorio per la centrale di Porto Tolle approvato dal Ministero Attività Produttive, Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Veneto con provvedimento interministeriale che è sempre stato rigorosamente rispettato da Enel.

Enel confida nella serenità del collegio giudicante e che nell’accertamento della verità verrà chiarita l’assoluta legittimità del suo operato.