Rovigo, 17 aprile 2014 - E’ passato un anno da quel tragico 18 aprile quando, alle 20.30 circa, Raoul Stefani, 16enne di Villamarzana, venne investito da un treno su un binario della stazione di Arquà Polesine. E i genitori Terenzio e Nicoletta hanno un solo desiderio, e lo affidano alle pagine del nostro giornale: «Vogliamo la verità, sappiamo che Raoul quella sera non era solo. C’è un testimone». E scrivono una lettera aperta che di seguito riportiamo.

«Un anno fa abbiamo perso il nostro figlio Raoul su un binario della stazione ferroviaria di Arquà Polesine. All’epoca, chi conduceva le indagini pensava che si fosse trattato di un suicidio e, forse, lo pensa ancora. Noi non lo pensavamo e a maggior ragione oggi continuiamo a non pensarlo. Noi conoscevamo bene nostro figlio e voleva vivere. Vivere. Noi sentivamo che era successo qualcosa quella sera del 18 aprile di un anno fa. Ancora non sappiamo a quale punto siano giunte le indagini degli inquirenti e questo ci preoccupa molto. Sei mesi fa ci eravamo rivolti alla stampa per sapere se qualcuno avesse visto qualcosa quella sera e ora torniamo a farlo, ma in maniera diversa perché nell’ottobre scorso è accaduto quello che speravamo. Qualcuno ha visto! Noi pensavamo fosse qualche passeggero del treno, ma non è così. Ci è giunta nel frattempo una segnalazione anonima in cui una persona descrive in modo chiaro e circostanziato gli eventi di quella sera, dichiara che non si è trattato affatto di suicidio. Raoul era con qualcuno quella sera in stazione perché aveva un appuntamento. Noi abbiamo subito avvisato gli inquirenti e lasciato che verificassero le nuove informazioni. Ora ci rivolgiamo a quella persona che ringraziamo con tutto il cuore. La preghiamo di collaborare ancora con noi. Mantenga pure l’anonimato ma ci dica ancora o scriva qualcosa di quella maledetta sera o qualcos’altro che sia importante. Ancora qualche altro particolare. Qualcosa che serva alle indagini che anche la nostra squadra - l’avvocato Elisabetta Bertin, l’investigatore Emanuele Balbo e il medico legale ed esperto in scienze criminologiche Luca Massaro - sta effettuando. Una squadra che come noi non si era arresa e non si arrende. La preghiamo signor testimone. Ci aiuti ancora. Abbiamo imboccato la strada per la verità. Lo sentiamo. Non ci abbandoni ora perché noi non ci arrendiamo e non ci arrenderemo mai. Come lei vogliamo giustizia».

r. r.