Rovigo, allarme ambulanti. L’incubo delle multe

Transenne e continui controlli dei vigili in piazza. Gli organizzatori: "Primo evento, atto di coraggio"

Giancarlo Zanella, storico riferimento degli ambulanti in provincia

Giancarlo Zanella, storico riferimento degli ambulanti in provincia

Rovigo, 29 giugno 2020 - "È la normativa, funziona così". Perplesso, rassegnato ma sottolinea che non vuol far polemiche di alcun tipo. "Andiamo avanti, siamo i primi nel centro Nord Italia ad aver ricominciato" dice Giancarlo Zanella, storico riferimento degli ambulanti in provincia di Rovigo. Sabato sera era in piazza a controllare la situazione. "Si chiama Toscana in centro, è street food", ha spiegato. In pratica carne, birre, la finocchiona da affettare e altre pietanze cucinate alla toscana sulle roulotte. Sono i temerari che hanno riempito il listòn negli ultimi giorni. La perplessità di Zanella muove da diverse osservazioni ma un obbligo, in particolare, gli sembra illogico: le transenne. "È la normativa, funziona così. Se ci sono le fiere vanno posizionati i varchi agli accessi e dev’esserci lo steward, naturalmente a carico dell’organizzazione", spiega. Infatti ci sono le transenne a tutti gli angoli di piazza Vittorio Emanuele II anche se è zona pedonale da decine di anni, che ci siano o meno le bancarelle. Non è come il mercato sul Corso del Popolo del martedì, che di norma è carrabile. Ma dalla strage di Nizza (luglio di 4 anni fa) quando un autocarro ha investito la folla, un po’ ovunque sono spuntate le transenne agli accessi dei mercati o delle zone in cui sono previsti assembramenti. E poi c’è il distanziamento. "Non diciamo niente, rispettiamo le regole, come si può vedere non ci sono le panche ma le sedie di plastica. Tavoli da 2 o da 4 posti — dice Zanella —. Bisognerebbe che le regole valessero per tutti ma noi le rispettiamo lo stesso". Hanno già fatto un giro in piazza anche i vigili urbani per togliere qualche sedia qua e là, per sfoltire. I bar, come lo storico locale Pedavena, hanno dovuto lasciare solo due posti per ogni tavolino. "Dovremmo chiede se le persone che arrivano in gruppo sono parenti o congiunti, perché se lo sono possono stare vicini altrimenti li distanziamo", racconta Zanella . Come se il venditore di piadine potesse controllare le carte d’identità delle comitive e ricostruire relazioni o alberi genealogici di gruppi che dietro l’angolo stanno attaccati, senza distanze, senza mascherine, che arrivano in 5 nella stessa auto ma che se si siedono a mangiare il panino devono far finta di essere terrorizzati dal Coronavirus. "La responsabilità se qualcuno si ammala è alla fine dell’organizzazione, il Comune se ne libera per darci la concessione del suolo pubblico — spiega ancora Zanella — così gli ambulanti che accettano queste condizioni possono essere considerati dei veri e propri lavoratori coraggiosi. Ma dopo aver passato quattro mesi senza aver incassato un euro hanno deciso di farlo lo stesso". Come se poi fosse facile per chi dovesse ritrovarsi positivo dimostrare che è stato infettato mangiando la bruschetta con il paté di fegatini in piazza Vittorio Emanuele II dieci giorni prima. "Questa è l’Italia caro mio, ma andiamo avanti", chiude Zanella mettendo in moto l’automobile verso casa.