Anziani maltrattati Rovigo, già avviati i disciplinari

Tra martedì e mercoledì i nove indagati compariranno davanti al giudice. La Regione nomina una commissione di verifica

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Rovigo, 17 agosto 2019 - Avranno la possibilità di difendersi e chiarire la propria posizione, dopo quei video agghiaccianti (VIDEO), nell’ambito dell’inchiesta per cui sono indagati, in concorso, di maltrattamenti nei confronti di anziani non autosufficienti, costretti a letto da patologie come l’Alzheimer o problemi psichici all’Iras. Sono stati infatti fissati per martedì e mercoledì gli interrogatori di garanzia dei nove indagati finiti al centro dell’inchiesta sulla Casa di riposo di San Bortolo.

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I sette dipendenti dell’Iras e i due inservienti, dipendenti di una cooperativa di pulizie, la settimana prossima, potranno dunque decidere di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini o, al contrario avvalersi della facoltà di non rispondere. Su di loro pesa un’ordinanza interdittiva che vieta di svolgere attività professionali all’interno di strutture sanitarie e assistenziali. Per quattro delle operatrici indagate il sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il giudice ha ritenuto sufficiente il divieto di esercitare la professione.

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Nel frattempo, ieri, il direttore generale dell’Iras Giovanni Luca Avanzi, dopo avere visionato la documentazione fornitagli dalla Questura relativa alle immagini e agli audio catturati dalle telecamere di videosorveglianza istallate dalla polizia nelle stanze dell’Iras – a seguito della denuncia di una tirocinante che aveva scoperchiato il pentolone dei soprusi della cosiddetta ‘area arancione’, dove sono ospitati i malati più gravi – fa sapere di aver avviato il procedimento disciplinare che porterà al licenziamento degli operatori che si sono macchiati di tali atti. Immagini che, lo stesso direttore della struttura, definisce «agghiaccianti».

E spiega: «Gli atti violenti sono avvenuti i una modalità difficilmente individuabile da chi aveva l’incarico di sorveglianza dei reparti – afferma Avanzi -, ho visto infatti che si sono verificati all’interno, in particolare della stanza otto, nel momento del cambio e della cura degli ospiti. Operazioni che avvengono con la porta chiusa, dunque nessuno poteva accorgersi di quello che stava accadendo. Solo, come è infatti successo, chi lavora a stretto contatto con le operatrici in questione». Ieri mattina, il direttore ha incontrato il Comitato dei familiari degli ospiti e, nel pomeriggio, anche i parenti delle anziane che, secondo i video, erano in particolare modo finite oggetto di violenze e atti denigratori di parte degli indagati. «Sono sconvolti – spiega il direttore della Casa di Riposo -, mi hanno chiesto di installare telecamere e potenziare il personale. Ma purtroppo per legge non è possibile».

«Purtroppo – spiega Avanzi – neanche per loro era facile intuire se alcuni racconti dei loro anziani fossero frutto di immaginazione o specchio di situazioni realmente accadute. Si tratta infatti di persone con problemi psichici dovuti all’età o a patologie degenerative». Il direttore generale dell’Iras fa sapere di avere avviato l’iter per il potenziamento del coordinatore interno alla struttura e per l’avvio di un test psicologico nei confronti di tutti i 120 operatori che prestano servizio nella Casa di cura pubblica. «Voglio capire – conclude Avanzi – se sono in grado di affrontare lo stress professionale perché simili situazioni non si debbano più verificare all’interno della nostra Casa di riposo». Nel frattempo, alcuni parenti, dopo avere visto le immagini delle violenze subite dagli anziani ospiti, hanno fatto sapere di volere spostare, quanto prima, i loro famigliari dalla struttura di San Bortolo.

La Regione Veneto nomina una commissione di verifica

Con decreto urgente del Direttore regionale dell'area Servizi sociali l'assessore alla Sanità e al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, ha istituito una Commissione regionale per le verifiche amministrative su quanto accaduto all'Iras. "Quanto è accaduto a Rovigo è di estrema gravità - dichiara l'assessore - e la Regione, nel pieno rispetto del lavoro di indagine degli organi inquirenti e della Procura di Rovigo e della presunzione di innocenza per tutti gli inquisiti, ha il dovere di fare chiarezza su come si sia potuta determinare tale situazioni, quali siano le procedure in essere, come avvenga la selezione, la formazione e l'organizzazione del lavoro del personale, quali siano i sistemi di verifica e di controllo e gli strumenti di prevenzione. Nel rispetto della piena autonomia degli organi inquirenti, che dovranno accertare e sanzionare eventuali responsabilità personali, la Regione ha la responsabilità di sottoporre a verifica il sistema e di individuare eventuali falle o deficit organizzativi al fine di evitare che situazioni simili abbiano a riproporsi e per poter garantire ad ospiti e familiari il diritto ad una assistenza dignitosa e qualificata, nonché agli operatori dell'assistenza e alle comunità locali la fiducia nella legalità e la certezza nei principi della buona amministrazione».

La commissione è costituita da tre professionisti della sanità e del sociale: Giuseppe Gagni, dirigente presso la Direzione Servizi Sociali della Regione del Veneto; Giacomo Vigato, avvocato e direttore dell'unità Affari Generali e Assicurativi dell'Azienda Zero; e Achille di Falco, direttore dell'unità Formazione e Sviluppo delle professioni sanitarie, dell'Azienda Zero. I tre professionisti, che non riceveranno alcun compenso per tale incarico, dovranno produrre entro il 30 settembre un'analisi dettagliata su quanto accaduto, acquisire ogni informazione utile dal punto di vista amministrativo, organizzativo e gestionale e indicare alla Regione i possibili provvedimenti amministrativi da adottare.