A Rovigo dodicimila anziani ultraottantenni soli

Siamo la provincia più anziana del Veneto. Lo Spi-Cgil: "Servono strutture pubbliche e risorse per il sostengo della terza età"

La provincia di Rovigo è quella col maggiore indice di vecchiaia della regione

La provincia di Rovigo è quella col maggiore indice di vecchiaia della regione

Rovigo, 14 gennaio 2020 - Il Polesine è la provincia con l’indice di vecchiaia più alto del Veneto. Un record negativo che fa riflettere e gli ultimi dati sulla qualità della vita diffusi da ‘Il Sole 24 ore’ sono emblematici in questo senso. L’indice di vecchiaia pone la provincia di Rovigo al 92esimo posto in classifica su 107, mentre anche il dato sull’importo medio della pensione di vecchiaia, vale a dire 1.068 euro, che ci colloca al 74esimo posto, aggiunge elementi di complessità nella valutazione del fenomeno. A ciò si aggiungano i riscontri statistici del sindacato Spi-Cgil, secondo i quali in Polesine gli over 80 che vivono soli sono 12.409 vale a dire il 64% sul totale del Veneto, tra cui il 25% solo maschi e il 74,6% femmine. Una solitudine che diventa fenomeno sociale, con effetti anche drammatici. La preoccupazione della Cgil la esprime il segretario provinciale, Pier Antonio Colombo.

"E chiaro – afferma – che rispetto a 10-15 anni fa i bisogni della nostra popolazione anziana sono cambiati e la lettura va fatta in base ai bisogni. Ad esempio ci sono anziani che hanno difficoltà a muoversi e siamo preoccupati per i servizi, infatti rispetto a persone che fanno fatica a spostarsi, il trasporto pubblico non è adeguato. E poi ci sono bisogni legati all’aspetto socio-sanitario e gli anziani soli propongono problemi di autosufficienza che si sommano a quelli del trasporto pubblico. Infine a complicare la situazione ci sono carenze anche sotto l’aspetto sociale perché gli anziani soli dovrebbero essere aiutati ad inserirsi nella comunità".  

Per il sindacato, un altro aspetto critico è quello rappresentato dalle pensioni troppo basse. "Servirebbero risorse economiche mirate a sostegno e a questo ci devono pensare le strutture pubbliche – aggiunge –: la verità è che con mille euro di pensione si fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Certo, a fronte di questa realtà di una terra che invecchia sempre di più, bisognerebbe invertire la tendenza investendo sulle nuove generazioni". Essere pensionati e vivere la vecchiaia è in effetti una fatica che nasconde incognite e pericoli, tra il rischio dell’emarginazione, la mancanza di un ruolo e l’insidia della malattia. Che fare per ritagliarsi un ruolo pieno nella società? Come fare presente le istanze di un ‘pianeta’ sempre più affollato e chiedere alle istituzioni italiane ed europee di attivare politiche condivise per una migliore tutela delle condizioni degli anziani? Sui temi dell’invecchiamento attivo è impegnato il Cupla, Comitato unitario pensionati lavoro autonomo che fa capo agli artigiani della Cna.

"Da anni – spiega la coordinatrice del Cupla, Daniela Guagliumi – siamo impegnati in modo più attento nel verificare la qualità dei servizi socio-sanitari nelle Ulss, evidenziando in particolare i problemi legati alla riduzione dei posti letto negli ospedali, al taglio di alcuni servizi sanitari così come dei servizi in area sociale, scaricando i costi sui Comuni. Siamo attenti anche alle tempistiche delle liste d’attesa e al conseguente aumento delle visite specialistiche a pagamento fino ad arrivare all’annunciata legge di riordino delle Ipab non ancora realizzata". Il problema è che la longevità andrebbe intesa come un’opportunità e una risorsa per i cittadini e gli enti pubblici. Cosa bisognerebbe fare? "Intanto – puntualizza Guagliumi – è obbligatorio informarsi ed essere informati di quali sono i rischi sanitari a cui si va incontro con l’avanzare dell’età. E diventa quindi essenziale sapere quali siano anche le reti di sostegno che il territorio offre qualora si abbia la possibilità di seguire i dettami delle linee guida dell’invecchiamento attivo e che possono aiutarci nell’essere punti di riferimento". Ma il bersaglio dell’attività del Cupla non sono solo i pensionati. "Ci rivolgiamo – conclude Guagliumi – anche a chi si accinge ad andare in pensione e a quei famigliari che si stanno prodigando nell’assistere parenti affetti da più patologie". © RIPRODUZIONE RISERVATA