Bottegaio costretto a chiudere: "Il fisco ci ha steso"

"Abbiamo superato guerre e alluvioni"

Bottegaio costretto a chiudere

Bottegaio costretto a chiudere

Rovigo, 13 maggio 2019 - Bisogna fare un bel salto nel passato per arrivare a quel giorno, quando nella bottega si accese la luce. Era il 1896 e Guglielmo Romani iniziò a lavorare come garzone nel negozio di tessuti che venne chiamato il ‘Bottegone di Tiziani e Romani’, che allora si affacciava nella piazza principale di Trecenta. Tante generazioni si sono succedute al timone dell’attività ed ora l’ultimo erede Francesco Romani ha deciso con amarezza di abbassare la saracinesca. Attaccando davanti al negozio quello che suona come un vero e proprio necrologio.

«Dal 1896 ad oggi – si legge nel cartello – abbiamo superato due guerre, una tragica alluvione e molte crisi economiche. Soltanto le incapacità dei governanti degli ultimi trenta anni sono riuscite a farci chiudere i battenti. Senza dubbio a dare il colpo finale ci ha pensato l’esagerato carico fiscale che abbiamo dovuto sostenere. Questo in un Paese nel quale la libera impresa è vista come qualcosa da tassare e colpevole solo di contribuire all’evasione fiscale e non, come dovrebbe essere , come fonte di ricchezza per tutti, non c’è altro rimedio a questo punto che quello di chiudere i battenti. Certamente un negozio che si spegne rappresenta una perdita per tutti, ma è stata una scelta obbligata: Comunque un vivo ringraziamento ai tanti clienti che per anni ci sono rimasti fedeli».

Il negozio, uno dei più antichi del Polesine, era stato anche riconosciuto come un patrimonio della tradizione. Da un anno è infatti iscritto nel registro dei luoghi storici della Regione Veneto. L’esercizio, che proprio quest’anno ha tagliato il traguardo dei 123 anni, vende gomitoli di lana, calze per le donne, filati, magari anche bigliettini d’auguri. Nel 1916 Guglielmo Romani, il fondatore, decise di mettersi in proprio, dedicandosi con passione al commercio. I suoi articoli di maglieria, merceria, filati e affini facevano accorrere tutte le donne del paese. Poi l’attività passò al figlio Renzo che nel 1992 passò il testimone al figlio Francesco. Che ha detto basta. Proprio l’altro giorno ha affisso alle vetrine il cartello che segna l’ultimo atto di una storia e di uno spaccato della nostra imprenditoria. Francesco Romani, a malincuore, ha dovuto chiudere la propria attività commerciale, un simbolo del commercio del paese. Gianpietro Valarini