Caporalato e lavoro nero a Rovigo, braccianti sfruttati per 10 ore al giorno

Impiego di manodopera clandestina, denunciato un imprenditore

L’imprenditore è stato sanzionato con un provvedimento amministrativo  di 17 mila euro

L’imprenditore è stato sanzionato con un provvedimento amministrativo di 17 mila euro

Rovigo, 12 marzo 2019 - Caporalato e lavoro nero. Il tribunale di Padova ha vietato ad un 29 enne marocchino di fare l’imprenditore agricolo, di fatto impedendogli di svolgere la propria professione.

Il motivo però è dei più seri, si tratta infatti di una misura cautelare disposta in virtù dei risultati delle indagini dei carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Venezia. I militari hanno appurato che il giovane uomo nordafricano ha sfruttato 5 connazionali di età compresa tra i 18 e i 35 anni quantomeno per 12 mesi, tra maggio 2017 e maggio 2018, prevalentemente nella potatura di vigne. Due delle vittime erano anche prive del permesso di soggiorno. I campi in cui lavoravano si estendevano su diverse province, quella di Venezia, di Padova e di Rovigo anche se la sede dell’azienda che faceva riferimento all’indagato si trova in provincia di Padova.

Le ipotesi di reato sono «sfruttamento del lavoro» e «impiego di manodopera clandestina» perché i suoi sottoposti, come è stato appurato dagli inquirenti, percepivano attorno ai 5 euro l’ora. L’attività dei carabinieri è iniziata grazie alla segnalazione di due operai. L’imprenditore è stato sanzionato con un provvedimento amministrativo che implica il pagamento di una somma di 17mila euro per la riscontrata presenza di personale in nero e all’esito del processo cui sarà sottoposto rischia una condanna da 5 a 12 anni di carcere.

L’estate scorsa, a fine agosto del 2018, era stata diffusa la notizia che in una azienda agricola di Bagnolo di Po erano stati scoperti 33 lavoratori (8 donne e 25 uomini) per la maggior parte provenienti dalla Nigeria, dalla Costa D’Avorio, dal Senegal e dal Gambia che lavoravano senza contratto, cioè in nero, reclutati, da un intermediario marocchino residente a Giacciano con Baruchella, in alcuni centri di accoglienza della provincia di Padova. Gli accertamenti erano stati condotti dai carabinieri di Rovigo, Carmignano e Sant’Urbano assieme agli uomini dell’ispettorato del lavoro di Rovigo e Ferrara. L’intermediario marocchino provvedeva a trasportare buona parte degli africani sul luogo di lavoro riportandoli al termine della giornata nei rispettivi centri di accoglienza. Nel corso delle indagini erano anche emerse palesi violazioni in materia prevenzione e sicurezza. I lavoratori, sentiti con interpreti, avevano riferito di essere stati impiegati nella raccolta del pomodoro nei mesi di luglio ed agosto dell’anno precedente. Questo per dire che l’indagine sul marocchino di 29 anni che sfruttava 5 lavoratori tra i 18 e i 35 anni non è un caso isolato. Situazioni come queste si sono già verificate ed hanno impegnato sia le forze dell’ordine sia la magistratura.

La Cisl del Veneto parla di un fenomeno che al Nord sta raggiungendo dimensioni considerevoli. «Siamo preoccupati. I dati dicono che c’è una crescita delle cooperative che agiscono in maniera più sofisticata rispetto al caporalato. Abbiamo riscontri di dipendenti a cui viene chiesta la parziale restituzione dello stipendio».