"Caro Zaia, ti scrivo. Facci tornare ai fornelli"

Iniziativa di baristi e ristoratori sui social, pioggia di missive al presidente della Regione per chiedere di aprire di nuovo i locali

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Sono numerosi gli appelli dei ristoratori, esausti per le continue restrizioni che stanno mettendo in ginocchio il settore. Molti lamentano che il servizio di asporto non è sufficiente a sostenere i costi dell’attività. È il caso della lunga lettera di Marco Moda. Il cuoco di un ristorante e di una gastronomia dai social si è rivolto al presidente del Veneto Luca Zaia per chiedere di intervenire. "Caro presidente Luca Zaia, mi chiamo Marco ho quasi 42 anni, sono padre di un meraviglioso bambino di 9 e faccio il cuoco nel ristorante di famiglia – scrive –. È dal 23 dicembre che il ristorante è chiuso causa covid19, fornendo ai clienti solo sevizio di asporto o domicilio. È palese che tale tipologia di lavoro non è in grado di sostenere le esigenze minime di sopravvivenza e i contributi ristori stanziati dallo Stato non arrivano a coprire il 20% dei costi base dell’azienda, non trascurando il fatto che pur essendo un ristorante a conduzione familiare diamo da lavorare anche ad altre persone. Il mio quesito nasce spontaneo. Visto che per contrastare la pandemia una delle prime decisioni è stata di chiudere ristoranti e altre attività di ospitalità pubblica (pur avendo dotato protocolli di sicurezza ben precisi come mascherine, distanziamento di oltre un metro, gel sanificante ovunque, sanificazione nebulizzata, con costi ben elevati ) come mai i contagi non hanno avuto una drastica riduzione? Forse perché non siamo noi, come voi persone del potere decisionale credete, una fra le prime cause di contagio, ma altre possibilità di assembramenti come mezzi di trasporto pubblici, centri di grande distribuzione, ritrovi familiari. Caro Presidente, senza rabbia con serenità ma purtroppo anche tanta delusione, verso chi ci governa e dovrebbe garantire il diritto costituzionale al lavoro, chiedo il suo impegno e aiuto a far sì che nel massimo rispetto di tutti i parametri di sicurezza antivirus impostoci dalla legge, possiamo ritornare immediatamente tra i fornelli per cercare di ritrovare al più presto una vita normale". Alla lettera di Marco si sono uniti altri titolari di attività che condividono il dramma di non poter lavorare e che ora sono preoccupati anche per la possibilità di vietare l’asporto dopo le 18. "Vuol dire dare tutto in mano alla grande distribuzione e agli alimentari – commenta Daniele Menin, della birreria Hops – dove già ora molte persone vanno a comprare l’alcol a basso prezzo e senza particolari controlli e limiti. Così facendo però stanno ammazzando chi lavora bene e in regola, e soprattutto stanno danno l’ultimo colpo mortale al mercato interno vitivinicolo e collegati, il famoso Made in Italy di cui ci si vanta tanto. Se non si riescono a far rispettare il coprifuoco e il divieto di assembramenti i casi sono due. O le forze dell’ordine non riescono a fare il loro lavoro o il dpcm è inapplicabile ed è superato ogni giorno dalla realtà, spiegando perché i contagi sono sostanzialmente a plateau da mesi senza scendere".

Agnese Casoni