Case Ater Rovigo, arriva la stretta sui furbetti dell’appartamento

Trovate sette famiglie polesane con una situazione patrimoniale tra i 280mila e i 580mila euro. Il presidente Ferrarese: "Basta alloggi popolari a chi ha redditi alti"

Case Ater (foto Donzelli)

Case Ater (foto Donzelli)

Rovigo, 1 agosto 2019 - Per i furbetti dell’appartamentino la pacchia è finita. Quelli con risparmi in banca da fare invidia e con redditi che i lavoratori interinali si sognano smettono di pagare cifre simboliche per vivere nella casa popolare alla faccia dei veri morti di fame in attesa di un tetto a buon mercato. Il presidente provinciale dell’Ater, Guglielmo Ferrarese (Lega), ha snocciolato i numeri di un fenomeno dilagato negli anni che sta per essere frenato grazie alla legge regionale 39 del 2017 che viene applicata da un mese, cioè dall’1 luglio scorso. L’indicatore della situazione patrimoniale per 7 famiglie polesane è nella fascia tra 280mila euro e 580mila euro. Persone che di appartamenti a buon mercato, con i prezzi che girano in questo periodo, se ne potrebbero addirittura comperare più d’uno.

Il presidente provinciale dell’Ater, Guglielmo Ferrarese  (foto Donzelli)
Il presidente provinciale dell’Ater, Guglielmo Ferrarese (foto Donzelli)

In quattro stanno nella fascia sopra i 240mila. Altri 4 sopra i 220mila. In 5 sopra i 200mila. In 3 sopra i 190mila. In tutto, sopra i 100mila euro ci sono ben 86 famiglie che vivono nelle case popolari. Per altre 208 il parametro è tra 50 e 100 mila euro. «Nel corso del 2018 e ad inizio 2019 sono state eseguite numerose simulazioni ed altrettante modifiche al programma al fine di mitigare i rincari e le conseguenti ripercussioni sugli inquilini — ha spiegato Ferrarese —, ricercando nel contempo una equità sociale che, a detta di tutti, la vecchia legge 10 del 1996 non garantiva più visto il tempo trascorso dalla sua entrata in vigore».

Dall’1 luglio non si tiene più conto solamente del reddito dell’intestatario ma anche del patrimonio mobiliare, immobiliare e del reddito dell’intero nucleo famigliare. Ci si basa cioè sull’Isee. E sulla base di questo nuovo e più preciso metodo per calcolare la reale situazione economica di chi occupa le case popolari, cioè immobili di proprietà pubblica messi a disposizione di chi è povero, risulta che delle 3.432 posizioni esistenti ben 930 hanno visto una diminuzione del canone. Attenzione dunque, una quota tutt’altro che irrilevante degli inquilini Ater, pari al 27 per cento del totale, con le nuove regole paga meno. Persone che evidentemente sono povere per davvero e che, grazie alla nuova legge, tirano un seppur lievissimo sospiro di sollievo. In una parola: risparmiano. Le altre, inevitabilmente, hanno visto aumentare la propria quota. Ma sono soltanto in 89 a pagare più di 400 euro in tutta la provincia. In 176 ora pagano tra 300 e 400 euro, 441 tra 200 e 300 euro, 1.131 famiglie sono tra i 100 e i 200 euro, 1.239 tra i 50 e i 100 euro ma ci sono ancora 356 posizioni sotto i 50 euro al mese d’affitto.

Nonostante ciò, Ferrarese ricorda che lo scorso dicembre la Regione ha «costituito un tavolo tecnico, al fine di monitorare gli effetti dell’applicazione della nuova normativa, individuando per le situazioni di particolare fragilità sociale, relative ai soggetti più deboli, quali anziani e disabili, idonee misure al fine di permettere a tali soggetti di adeguarsi gradualmente alla nuova normativa proponendo eventuali correttivi».