Rovigo, al macero la biblioteca di Cibotto. "Distruggere i libri è una pura follia"

Lo scrittore Andrea Molesini interviene sul caso Cibotto-Accademia dei Concordi

Nel riquadro Andrea Molesini

Nel riquadro Andrea Molesini

Rovigo, 2 gennaio 2018 - "Una follia pura, è inciviltà che trionfa, non saprei come altro definire quanto è accaduto, sono d’accordo con Vittorio Sgarbi".

Andrea Molesini scrittore, poeta traduttore veneziano, vincitore del premio Super Campiello del 2011 ha conosciuto Gian Antonio Cibotto, per tanti anni segretario di uno dei premi nazionali più prestigiosi, nato sotto l’egida virtuosa degli industriali veneti. Adesso è pensando alla figura dell’autore di ‘Scano Boa’ e di altri libri passati alla storia letteraria che Molesini si dice indignato di fronte alla distruzione di 27 quintali di volumi fatta dall’Accademia dei Concordi, tra cui alcuni appartenenti alla collezione donata dallo scrittore.

Il materiale mandato al macero e non inventariato proveniva, in parte, dalla recente donazione alla città di Cibotto, morto nell’agosto del 2017, la cui produzione letteraria, composta da manoscritti e libri, sarebbe dunque stata trattata come si tratterebbero dei rifiuti.

«Ha ragione Sgarbi. Direi che sotto accusa c’è soprattutto l’operato dell’Accademia dei Concordi più che del Comune, magari si possono avere problemi di budget, ma come si fa a distruggere dei libri? E’ un gesto brutale».

Il fatto che, come asserisce la curatrice testamentaria della donazione, sia stato lo stesso Cibotto a dare il nullaosta alla distruzione di quei libri, ha un peso sulla valutazione dell’operato dell’Accademia dei Concordi?

«Non so quanto contino le volontà orali e quanto valore abbiano eventuali scritti, ma anche Boccaccio disse di bruciare il Decamerone e per fortuna non lo ascoltarono. Non si distruggono i testi, perché non si sa mai cosa si distrugga veramente. Nei libri può esserci qualcosa che noi non sappiamo a pieno, quindi buttare via quintali di libri è sconcertante».

Si può evocare il libro ‘Fahrenheit 451’ scritto da Ray Bradbury, dal quale poi il regista François Truffaut trasse un film memorabile?

«Mi sembra un po’ esagerato questo accostamento, nella fattispecie credo sia meglio non essere melodrammatici. Quello era un libro di fantapolitica, i libri mandati al macero a Rovigo fanno venire in mente piuttosto certe ordalie medioevali e ci riportano casomai a certi roghi della Germania sotto il Nazismo».

Secondo lei, c’è un responsabile o più responsabili?

«Non è mai facile giudicare, io preferisco capire. Come diceva Spinoza non odiare ma cerca di capire, questo è anche il mio motto. Siamo sempre pronti a giudicare, mentre capire è più importante perché una situazione può essere complessa. Il giudizio in questo caso per il momento lo sospenderei. In sé aver distrutto quei libri vuol dire uccidere lo spirito della collezione. Ma lo spirito di una biblioteca è qualcosa di più dei suoi libri, è come sono stati messi assieme, come sono stati sistemati, è una concezione del mondo».

Sgarbi ha presentato un’interrogazione parlamentare e vuole denunciare tutti: presidente dell’Accademia dei Concordi, sindaco e assessore comunale alla cultura?

«La sua indignazione è giusta. E anche la sua rabbia. Distruggere i libri vuol dire impoverire la memoria collettiva, penso che dopo i fatti di Rovigo siamo tutti un po’ più poveri. Le biblioteche sono fatte per preservare la memoria, il fatto grave è che sia coinvolta l’Accademia dei Concordi: avere agito così è come se avesse negato il proprio statuto, la sua stessa ragione d’essere».