Coimpo, traffico di rifiuti. Sei arresti

Le indagini dopo la morte di 4 operai per le esalazioni killer, avvenuta nel 2014. Maxi sequestro da 20 milioni di euro

Coimpo, il provvedimento di sequestro preventivo

Coimpo, il provvedimento di sequestro preventivo

Rovigo, 11 dicembre 2017 - I vertici della Coimpo in carcere. Il Gruppo Carabinieri Forestale di  Rovigo esegue da ieri misure cautelari e sequestri preventivi nell'ambito di un'indagine su un traffico di rifiuti (FOTO). La Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, che coordina gli accertamenti, ha disposto la custodia in carcere per Gianni Pagnin, padovano, ex rappresentante legale della ditta Coimpo, e di Mauro Luise, polesano e amministratore di fatto della stessa società che da anni opera nel settore della gestione dei rifiuti, in particolare nel recupero fanghi di depurazione in agricoltura. 

Nell'ordinanza sono disposti gli arresti domiciliari per altre 4 persone: Glenda Luise e Alessia Pagnin, figlie degli arrestati e amministratrici della ditta, di Rossano Stocco, rappresentante legale della Agri.bio.fert.correttivi srl e di Mario Crepaldi, dipendente della Coimpo e di fatto factotum dell'impianto. 

L'indagine (VIDEO) aveva preso le mosse da un incidente avvenuto nello stabilimento il 22 settembre 2014 costato la vita a tre dipendenti e all'autista di un mezzo di proprietà di una ditta esterna, morti per le esalazioni tossiche sprigionate durante le operazioni di scarico di acido solforico dall'automezzo alla vasca contenente i fanghi di depurazione. La Coimpo è chiusa e inattiva da oltre un anno. 

MORTI_227625_003727 Il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo dello stabilimento, che si trova in località Ca' Emo ad Adria (Rovigo) e di 280 ettari di terreni agricoli che sarebbero stati utilizzati per lo smaltimento di enormi quantità di fanghi che, secondo gli inquirenti, solo sulla carta venivano trattati per poter essere recuperati. Sequestrati anche nove mezzi di trasporto e 57 mezzi agricoli di proprietà di undici imprese, utilizzati per il trasporto illegale dei rifiuti. Il valore complessivo dei beni sequestrati è di circa 20 milioni di euro. 

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Gli accertamenti dei militari hanno permesso di scoprire molti episodi di gestione illecita dei rifiuti fatti pervenire nell'impianto. Dal 2010 al 2014 si sarebbero 'volatilizzati' oltre 150 mila tonnellate di fanghi. L'impiego in agricoltura di questi fanghi rappresentava infatti solo il 23% dei rifiuti che in precedenza erano stati accettati dall'azienda. L'ipotesi è che i rifiuti che entravano nell'impianto vi uscivano senza aver subito le operazioni di trattamento previste. Le immagini dell'impianto di videosorveglianza dell'azienda hanno consentito di accertare che i rifiuti che giungevano nell'impianto non venivano scaricati nelle aree di stoccaggio per essere lavorati ma riversati direttamente all'interno delle vasche dei fanghi già lavorati: da qui venivano prelevati e avviati allo spandimento sui terreni agricoli. Un meccanismo che avrebbe fruttato circa un milione di euro l'anno. Per risparmiare ulteriormente i fanghi venivano distribuiti sempre sugli stessi terreni limitrofi all'impianto e in quantità nettamente superiore al consentito, causando la presenza di sostanze contaminanti come idrocarburi pesanti, pcb e zinco.

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