Coronavirus Rovigo. "Ce l’ho fatta, ma ho avuto paura"

Laura Bortolini racconta: "Ricoverata nel reparto speciale. Dopo 12 giorni di febbre, ho visto la luce"

Laura Bortolini con la famiglia

Laura Bortolini con la famiglia

Rovigo, 27 marzo 2020 - Guarire dal coronavirus si può. Questo il messaggio di speranza che arriva da Laura Bortolini di Castelmassa. Laura, moglie del presidente dell’Avis locale e mamma di due figli, Sara e Giuseppe, è stata la prima persona positiva al Covid-19 a Castelmassa. Inizia tutto nei primi giorni di marzo, dopo un weekend in montagna: "Andava tutto bene, ma lunedì mattina ho iniziato ad avere febbre e tosse. Il medico è venuto a visitarmi e mi ha fatto fare il tampone".

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Poi la situazione é precipitata: "Febbre a 39, stavo male e abbiamo chiamato il 118. L’ambulanza mi ha portato al reparto di malattie infettive". La sera è arrivata la conferma: positiva al coronavirus. "Sono stata immediatamente messa in isolamento, mio marito congedato di urgenza. Gli è stato detto di andare a casa, di sanificare quanto più possibile. Mi è crollato il mondo addosso, il mio primo pensiero è stata la mia famiglia, la paura di non farcela".

Laura ha trascorso tre giorni in isolamento, comunicava con gli operatori da una finestrella della porta: "Ho iniziato una cura sperimentale ma gli effetti collaterali hanno obbligato i medici a sospenderla, ero stremata". La mia famiglia non poteva vedermi o sentirmi. Nel frattempo l’Asl lavorava per attivare i protocolli e dopo due giorni è nato il reparto Covid: "Martedì pomeriggio è arrivata l’infermiera Marta a comunicarmi che mi avrebbero trasferito. Il reparto di pneumologia era un viavai di infermieri. Con tre divise una sull’altra, occhiali, maschera, visiera e tre paia di guanti. Correvano incessantemente".

Laura respirava autonomamente, un fattore positivo perché la malattia attacca gravemente i polmoni. "Ad ogni turno arrivavano nuovi ricoveri e in tre giorni siamo passati a 19 pazienti, c’erano infermieri nuovi ogni giono, arrivavano da altri reparti per dare supporto". Dopo 12 giorni di febbre, i primi segni di guarigione: "Le infermiere Tania, Cinzia e Federica hanno festeggiato la buona notizia con me. Mi sono sempre state vicine con tanta umanità. Comprendevano le difficoltà dell’isolamento e partecipavano alle videochiamate della mia famiglia. Mi sono sentita coccolata e perfino commossa quando Mireya mi ha portato della cioccolata perché mi aveva sentito dire che avevo voglia di qualcosa di dolce".

Ricorda che la paura era tanta, quanta la stanchezza di tutti coloro che lavoravano: "Nessuno si lamentava, non avevano paura di scansarsi di fronte a colpi di tosse ingestibili. Tutti lavoravano con coraggio e umanità". Quattro giorni dopo arriva la notizia tanto sperata: "É arrivata Cinzia, urlava il mio nome, urlava che ero negativa! Ho pianto di gioia. Era finita, potevo tornare a casa! Uscire all’aria aperta è stata un’emozione indescrivibile. Durante il viaggio di ritorno con la croce azzurra di Bergantino mi raccontavano di quello che succedeva, persone morte senza un saluto o un parente vicino. Notizie che avevo letto sul telefonino ma sentirle raccontare da altri faceva crescere la mia incredulità". Laura è tornata a casa ma dovrà rimanere in isolamento. Dovranno mant enere la distanza di sicurezza ancora per qualche giorno. Il fisico è ancora provato dai danni del virus: "Sono ancora scombussolata ma felice di essere tornata dalla mia famiglia, la mia forza. Attendiamo domenica, quando finalmente potremmo darci un abbraccio vero. Sarà un giorno di festa grande. Quando tutto sarà finito spero di poter incontrare di persona tutti coloro che mi hanno assistito. Non sono mai riuscita a vedere il loro volto per intero a causa delle protezioni che indossavano".