Coronavirus Rovigo, la Finanza sequestra oltre 2mila mascherine ‘importate’

I dispositivi cinesi erano privi delle informazioni a tutela del consumatore

Le mascherine sequestrate dalla finanza

Le mascherine sequestrate dalla finanza

Rovigo, 31 marzo 2020 – La Guardia di finanza ha sequestrato oltre 2mila mascherine, in buona parte di produzione cinese, e mutato un rivenditore del Basso polesine. Le Fiamme gialle, nell’ambito delle azione legate al contrasto dell’emergenza Coronavirus, hanno infatti intensificato i controlli sia nei confronti dei rivenditori dei presìdi di protezione che nei confronti delle aziende produttrici. In tale contesto, si aggiunge anche la puntuale verifica che le attività imprenditoriali vengano svolte nel rispetto delle direttive vigenti e che esse siano autorizzate a proseguire nella propria attività nonostante il periodo di sospensione della produzione. In questo ambito, i finanzieri della tenenza di Adria hanno sottoposto a controllo una rivendita al dettaglio operante nel Basso polesine all’interno della quale sono state rinvenute mascherine di produzione artigianale nonché mascherine ‘protettive’ di importazione asiatica prive sia di istruzioni comprensibili circa la loro destinazione d’uso che di informazioni minime necessarie a tutela del consumatore. A seguito del controllo eseguito, è stato possibile sequestrare in via amministrativa 2.050 mascherine, di cui 2.030 di produzione cinese, e contestare al rivenditore la pena pecuniaria da 516 a 25.823 euro. Gli accertamenti successivi hanno condotto i militari da due presumibili produttori di cui uno è risultato in regola in quanto in possesso delle prescritte autorizzazioni e l’altro invece non è risultato produrne. In quest’ultima però sono stati trovati intenti al lavoro i due soci. Poiché il codice Ateco non rientrava fra quelli autorizzati a proseguire l’attività in questo periodo di blocco totale disposto dal Governo si è proceduto a diffida a non proseguire l’attività e segnalare al prefetto di Rovigo la circostanza per gli ulteriori provvedimenti, elevando nel contempo una sanzione amministrativa da 400 a 3mila euro.