Coronavirus Rovigo, morta un'anziana. L'incubo non è finito

Era stata trasferita dal reparto Covid in un altro settore, poi l’aggravarsi delle sue condizioni. Sono 38 le vittime dell’epidemia

Nel riquadro Fedora Merlaratti, 91 anni, di Salara

Nel riquadro Fedora Merlaratti, 91 anni, di Salara

Rovigo, 25 giugno 2020 - Non aveva più il Coronavirus da un mese ma la signora di 91 anni deceduta martedì perché gravata da patologie importanti per la Regione rientra fra i morti per Covid. È l’azienda sanitaria Usl 5 a spiegare il perché. "Si era negativizzata il 28 maggio ed era stata trasferita ad altro reparto, dal reparto Covid – dice il direttore generale dell’Usl Fernando Antonio Compostella – per proseguire le cure legate ad altre patologie pregresse. Purtroppo tali patologie, aggravate anche dal Coronavirus, l’hanno portata alla morte. Anche se era negativa da oltre venti giorni e la morte non è legata direttamente al Covid, trattandosi di stesso ricovero, ai fini statistici, il decesso va annoverato tra i decessi Covid-19".

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Fedora Merlaratti era di Salara, vedova, lascia un figlio e due nipoti. Dei 38 morti in provincia di Rovigo finiti nelle statistiche della pandemia (media età 81 anni e mezzo) ci sono diversi distinguo da fare. Due non erano polesani ma padovani ricoverati negli ospedali dell’Usl 5, 3 non erano positivi al Covid al momento della morte (la signora morta martedì, la 95 deceduta il 16 giugno e il sacerdote il 12 maggio scorso). Di questi 33, secondo quanto ha, volta per volta, spiegato Compostella soltanto uno non era affetto da altre patologie, un altro era malato ma non gravemente, i restanti 31 casi erano persone con un quadro clinico molto pesante.

Le persone a cui è stata riscontrata almeno una volta la positività al Coronavirus in provincia sono state 451 di cui 407 guariti. Nelle case di riposo, che sono state le realtà più vulnerabili all’epidemia, c’è ancore un positivo, un ospite della Sacra Famiglia di Fratta. Continua la campagna di tamponi, cioè la diagnostica a tappeto. La Regione ha speso una cifra che si aggira sul milione e 270mila stando ai numeri diffusi da Compostella che ha sempre parlato di un costo complessivo per un tampone, dall’esecuzione all’esito, contando il personale impiegato, di 30 euro l’uno. Per la gestione della Fase 2 in Italia è stato attivato un sistema di monitoraggio, disciplinato dal ministero della Salute del 30 aprile 2020, sui dati epidemiologici e sulla capacità di risposta dei servizi sanitari regionali. Il monitoraggio è elaborato dalla cabina di regia costituita da ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e Regioni. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato un’analisi sui dati epidemiologici dei pazienti deceduti. Età media 80 anni, 34 mila 675 deceduti cui il 60 per cento con 3 o più patologie pre esistenti, mentre il 4,2 per cento non ne aveva.