Davide Lucchin morto, addio al campione d'acciaio di Rovigo

Impiegato alla Cna, aveva 42 anni, da tempo stava lottando contro un tumore

Davide Lucchin, aveva 42 anni. Il funerale è lunedì alle 11 alla cattedrale del Duomo

Davide Lucchin, aveva 42 anni. Il funerale è lunedì alle 11 alla cattedrale del Duomo

Rovigo, 12 gennaio 2019 - Giovedì si è spento Davide Lucchin, aveva 42 anni. Il funerale è lunedì alle 11 alla cattedrale del Duomo. Si tratta di un uomo molto conosciuto in città, la notizia della sua scomparsa si è diffusa rapidamente tra i suoi amici anche attraverso Facebook. Diverse bacheche si sono letteralmente riempite di commenti soprattutto di coetanei distrutti dal dolore per la prematura dipartita del loro amico, una persona descritta da tutti come innamorata della vita ed estremamente benvoluta. Da giovane giocava a pallone ai campetti in Commenda Est con gli amici, ha vissuto il periodo dei motorini, aveva frequentato le medie alle Bonifacio.

Un ragazzo molto socievole, estroverso. Uno spirito pacato anche se amava la velocità. Era impossibile litigare con lui. Stemperava la tensione invece che gettare benzina sul fuoco durante i litigi che a quell’età divampano facilmente. Davide Lucchin lascia le due sorelle Laura e Silvia, i nipoti e il padre, sua madre è già morta. Non ci dovranno essere fiori ad abbellire la chiesa durante il rito funebre per espressa volontà del defunto che aveva lasciato detto di raccogliere l’equivalente che sarebbe stato speso in fiori per fare una donazione all’associazione per disabili con la quale correva. A Davide erano capitate diverse sfortune nella vita.

Quando era ancora molto giovane, poco più che ventenne, a causa di un bruttissimo incidente in motocicletta ha perso l’uso degli arti inferiori. Una circostanza che non l’aveva abbattuto infatti si trattava di un uomo in forma, un vero e proprio sportivo. Aveva un fisico scolpito nonostante la disabilità. Si allenava in bicicletta e partecipava a gare, con quelle bici che è possibile far correre con la forza delle braccia, da sdraiati a pelo d’asfalto. Ma praticava anche il basket e la palestra. Era riconosciuto come un uomo di sport. Era completamente indipendente, viveva da solo a Rovigo, non gravava né sul padre né sulle sorelle. Amava la propria autonomia. Guidava perfino l’automobile e possedeva un’Audi A4 bianca tenuta molto bene. Aveva un lavoro, faceva il centralinista e l’impiegato alla Cna, l’associazione di categoria per artigiani che raccoglie il maggior numero di iscritti nella provincia di Rovigo. Nell’ambiente di lavoro era molto amato. Purtroppo da circa un anno e mezzo era gravemente malato, una malattia incurabile contro la quale ha combattuto strenuamente senza mai mollare un attimo e giovedì si è spento per sempre. Lunedì, l’ultimo saluto al Duomo.