"Il Po fiume nazionale da 170 anni. Ma nessuno vuole proteggerlo"

La ricorrenza della proclamazione del 1849. Lo storico Claudio Modena: "E’ diventato una discarica a cielo aperto"

Fiume Po

Fiume Po

Porto Tolle, 11 aprile 2019 -  Il 12 aprile 1849, la Repubblica Romana, proclamava il Po fiume nazionale. Abbiamo chiesto allo storico e scrittore portotollese Claudio Modena, studioso del periodo risorgimentale, autore di riferimento di Ciceruacchio, fucilato dagli austriaci con i due figli a Porto Tolle il 10 agosto 1849, nonché presidente dell’associazione culturale «il Po», di ricostruire il contesto storico nel quale è scaturita tale proclamzione.

Oggi il Po non è più quello di quando lei era bambino?

«I miei ricordi sono di paura per le piene autunnali, i pescatori che si cuocevano la minestra con l’acqua del fiume e noi ragazzini che andavamo a nuotare. Oggi l’acqua non si può toccare, i pesci siluro hanno modificato l’ecosistema del fiume che è diventato una discarica a celo aperto. Per recuperare la bellezza e l’integrità del fiume, bisogna cambiare mentalità e, inoltre, serve una profonda rivoluzione culturale e politica. Riccardo Bacchelli, soleva ripetere: ‘spero di non vedere morire il Po’».

Secondo lei il Po è morto?

«Vede, noi ci ricordiamo del Po solo quando tracima gli argini, quando va in secca con l’acqua salata che risale dal mare. Il Po è un malato terminale, con metastasi naturali e politiche. Un morto che non interessa più, cancellato dall’agenda politica, è diventato un enorme caso burocratico. Non viene più considerato come un valore prezioso da proteggere e valorizzare».

Secondo lei, servirebbe un maggiore impegno da parte delle istituzioni?

«Il Po attraversa un bacino di 70 mila chilometri quadrati, ma due terzi dei comuni soffrono di un continuo spopolamento. Lungo i 652 chilometri che attraversa il grosso serpente, ci sono otto parchi regionali e una cinquantina di aree naturali protette, unitamente all’autorità di bacino distrettuale e all’agenzia interregionale, l’intesa interregionale per la navigazione interna, la Protezione civile, le quattro Regioni con le resuscitate Province, i Consorzi di bonifica, i Contratti di fiume e i 187 Comuni. Negli ultimi tempi, l’Aipo di Parma sta promuovendo tutta una serie di importanti interventi che fanno ben sperare.

Le sembra che il Po sia ben sorvegliato?

«Un proverbio recita:‘molti cuochi in cucina, rovinano il cibo’. Secondo me ci dovrebbe essere un maggiore coordinamento tra gli enti, concertando gli interventi, coinvolgendo le popolazioni che abitano lungo il Po, al fine valorizzare il grande patrimonio culturale, gastronomico e di attrazione turistica».