Focolaio Covid in geriatria a Rovigo: due morti. Infermieri no vax, bufera

Sono le prime due vittime da quan do si sono verificati i contagi nel reparto che poi è stato chiuso Il direttore generale dell’Usl: "Pronti a prendere provvedimenti nei confronti del personale"

L’arrivo delle dosi del vaccino anti-Covid in ospedale

L’arrivo delle dosi del vaccino anti-Covid in ospedale

Rovigo, 10 febbraio 2021 - Sono due i decessi legati al focolaio nel reparto di geriatria. Si tratta di una donna di 90 anni che, dopo essere risultata positiva, era stata trasferita nell’area medica Covid di Trecenta. La paziente presentava una grave situazione generale. La sua positività era stata riscontrata il primo febbraio e la donna era deceduta due giorni dopo. La seconda vittima è una donna di 77 anni che era stata trasferita nel reparto di malattie infettive, dopo che era risultata positiva proprio nel reparto di geriatria.

La donna presentava una gravissima patologia generale emorragica e cardiologica, ed è deceduta a Trecenta lunedì. Entrambe le donne, a quanto comunicato dall’Usl, erano asintomatiche. Stabile a 30 il numero dei pazienti positivi che dal reparto di geriatria, chiuso appena si è verificato il focolaio, sono stati trasferiti al Covid Hospital di Trecenta. Cresce invece il numero degli operatori positivi, 5 in totale di cui tre infermieri e due operatori sociosanitari.

Continua la polemica divampata quando è venuto alla luce che 8 infermieri e 8 oss, tutti in organico nel reparto di geriatria, avevano rifiutato il vaccino. Il commissario dell’Usl Antonio Compostella ha annunciato ieri che verranno valutate alcune misure nei loro confronti. Tra queste, allo studio sanzioni, la possibilità di procedere con un’inidoneità temporanea e un cambiamento delle loro mansioni. Sul caso interviene anche l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin. "A causare il focolaio nel reparto di geriatria – precisa – è stata una paziente che al molecolare in ingresso è risultata negativa, ma aveva già un’infezione in corso avendo avuto un contatto con un soggetto positivo non dichiarato, e che è risultata positiva pochi giorni dopo il ricovero. Ho parlato con il commissario dell’Usl 5 che mi ha detto che sembra che il focolaio sia imputabile a questo soggetto".

Il virus si è poi diffuso rapidamente e l’azienda sanitaria ha richiesto la tipizzazione, per escludere che si tratti di un particolare ceppo virale. Per quanto riguarda la spinosa questione degli operatori non vaccinati il commissario dell’Usl ha tenuto a precisare. "Quando parliamo di non adesione al vaccino intendiamo persone che non avevano presentato controindicazioni assolute per non effettuare il vaccino, è stata quindi una loro scelta – ha spiegato –. Ho sempre ribadito che se avessero aderito avrebbero potuto evitare il rischio del contagio e di diventare potenziali veicoli di infezione nel reparto". Sulla vicenda è intervenuta la Cgil. "Il commissario scarica sugli operatori sanitari la responsabilità del terzo cluster nel reparto – affermava Riccardo Mantovan di Fp Cgil –. Riteniamo scandaloso il suo comportamento. Invece di affrontare quanto successo colpevolizza gli operatori sanitari che si sono fatti in quattro per tenere a galla un sistema sanitario carente e senza direzione da 5 anni".

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