Focolaio Covid Rovigo: muore un altro anziano. "No vax, rischio per la sicurezza"

L’assessore alla sanità Lanzarin: "Sì ai trasferimenti se servono a garantire il funzionamento della struttura. Questi malati sono particolarmente delicati. Bisogna essere esigenti per tutelarne l’incolumità"

Manuela Lanzarin, assessore regionale alla sanità

Manuela Lanzarin, assessore regionale alla sanità

Rovigo, 11 febbraio 2021 - Ancora un morto tra i pazienti della geriatria contagiati dal Covid e trasferiti al San Luca di Trecenta. La vittima è un anziano, 90 anni, residente in Alto Polesine. Era stato ricoverato in geriatria il 26 gennaio in gravi condizioni cliniche. Dopo la comparsa dei sintomi era stato trasferito in area medica Covid a Trecenta dove, nella giornata di ieri, è deceduto. Sono così tre le vittime legate alla diffusione del virus tra le corsie della geriatria dove si contano trenta anziani contagiati. Sono otto gli infermieri e otto gli operatori socio sanitari, sempre nel reparto di geriatria, che hanno rifiutato di fare il vaccino.

Quali ritiene siano le misure da prendere nei confronti del personale no-vax di ospedali e case di riposo? "Va premesso – dice l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin – che al momento non ci sono disposizioni legislative che obblighino alla vaccinazione. Tuttavia, siamo consapevoli dell’importanza di questo strumento di prevenzione e di gestione dell’infezione. E’ necessario agire sui motivi che inducono al rifiuto da parte dei dipendenti in modo da farne degli alleati convinti della missione cui sono chiamati, uella di assistere le persone in momenti di fragilità".

E’ possibile spostarli in reparti meno delicati della geriatria? "Riteniamo che la strada migliore da percorrere sia quella della convinzione in merito alla bontà di questo storico intervento di sanità pubblica. Qualora anche dopo vari momenti di confronto, ci saranno ancora lavoratori non vaccinati in più unità operative, sarà necessario valutare la sostenibilità organizzativa dei reparti in funzione dei requisiti di sicurezza. Se questi verranno meno, si potranno fare trasferimenti di reparto. Per la geriatria sarà necessario essere particolarmente esigenti nel possesso di questi requisiti vista la delicatezza dei malati".

Ritiene sia giustificabile che un medico o un infermiere non si vaccini, visto quello che sta avvenendo? "No, non è giustificabile perché si tratta di professioni che non possono prescindere dal pragmatismo scientifico".

Si può parlare di responsabilità nei confronti dell’incolumità e salute pubblica? "Si, certamente. Il vaccino è il mezzo con cui tutelare la salute pubblica. Non aderire alla campagna vaccinale significa minarla coscientemente".

Quali strade sono percorribili per arginare il fenomeno? "In assenza di obblighi normativi, cui comunque si spera di non dover ricorrere, è necessario agire utilizzando la leva della formazione e della divulgazione scientifica. Purtroppo, a vari livelli, è stata fatta molta disinformazione che in un momento tanto delicato ha insinuato diffidenza anche tra chi lavora in sanità".

Interverrete sul caso che si è verificato in geriatria a Rovigo? "E’ nostro dovere monitorare l’evoluzione di una situazione molto difficile e complessa, apportando il supporto necessario. Dalla direzione Generale sono state poste in atto tutte le azioni utili al caso".

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