"I ristoranti si trasformano in mense. La prefettura ha detto sì"

Meneghini, segretario provinciale Fipe Confcommercio: "Opportunità per attenuare gli effetti devastanti delle chiusure"

Migration

Un panino di fortuna magari al freddo? No, grazie. Per i lavoratori pendolari, con i ristoranti e bar chiusi dal Dpcm per contrastare la Pandemia da Covid-19, si apre adesso la possibilità di un piatto caldo al coperto, sempre nel rispetto delle regole. Si chiama servizio di mensa contrattualizzata, la novità messa in campo dalla Fipe Confcommercio di Rovigo, basata su un accordo-contratto tra mondo della ristorazione e aziende. L’iniziativa, che si allinea ad altre già adottate con successo nelle province di Venezia, Vicenza e Padova, ha ottenuto il parere positivo della prefettura. "Per ristoranti e anche bar con cucina – afferma Bruno Meneghini, segretario provinciale della Fipe Confcommercio – si tratta di un’opportunità per attenuare gli effetti devastanti delle chiusure imposte a causa del Coronavirus, un beneficio che si estende anche alle aziende. Nei giorni scorsi – precisa Meneghini – abbiamo interpellato l’ufficio prefettizio in merito alla correttezza dell’interpretazione sulla possibilità per i pubblici esercizi di erogare il servizio di ristorazione a lavoratori di aziende con le quali viene stipulato un contratto per la somministrazione di alimenti e bevande, sia in orario diurno che serale. A nostro avviso infatti, anche i ristoranti e attività similari rientrano nelle attività che possono erogare servizio di mensa e di catering continuativo su base contrattuale come previsto negli ultimi Dpcm". Dalla prefettura è arrivato il via libera. Infatti la nota prefettizia ha ritenuto coerente l’interpretazione della Fipe "a condizione – si legge – che il servizio avvenga nel rispetto delle misure di contenimento previste in tema di somministrazione di cibi e bevande". La nota invita la Fipe "a sottoporre ai propri iscritti l’opportunità di tenere in pronta visione copia dei contratti stipulati fra esercente e datore di lavoro, nonché gli elenchi nominativi dei beneficiari del servizio al fine di permettere una celere verifica da parte degli organi accertatori". Necessaria, per avviare il servizio di sommistrazione dei pasti, è la stipula di un contratto tra il pubblico esercizio e l’azienda con allegato l’elenco dei lavoratori che ne beneficeranno. "Inoltre – aggiunge Meneghini – consigliamo ai titolari di ristoranti e bar, di comunicare lo svolgimento dell’attività al proprio Comune ricordando le vigenti prescrizioni in tema di contenimento del Covid". L’iniziativa è partita bene. "Noi – conferma Meneghini – abbiamo un centinaio di associati in tuto il Polesine. A Rovigo già una decina di ristoratori hanno richiesto la documentazione, ma sono a conoscenza che i funzionari dell’ufficio commercio di parecchi comuni stanno ricevendo costantemente delle telefonate. L’interesse maggiore per ora è in alto Polesine, vedi i comuni di Occhiobello, Badia, Giacciano con Baruchella. Per i ristoratori costretti a chiudere la possibilità di riaprire diventa una grande opportunità".

Giuliano Ramazzina