"I ristori non arrivano. Le tasse, quelle sì"

Commercio in crisi, i negozianti: "La gente non si sposta, vendite giù. Anche i saldi non cambieranno questo scenario"

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Commercianti del centro preoccupati e demoralizzati per il crollo delle vendite. I proprietari delle attività sono ancora in attesa di ristori. E i pochi che li hanno ricevuti li hanno ormai già spesi. "Ho ricevuto quelli dei mesi di novembre e dicembre, peccato che dopo tre giorni mi siano arrivate le cartelle da pagare. I soldi mi sono semplicemente serviti a pagare le tasse - commenta Lisa Moretti di Caffè Glamour –. Abbiamo fatto domanda per i contributi del Comune ma non sono ancora arrivati nemmeno quelli. Il bar intanto lavora solo per asporto e il panificio non basta certo a coprire le spese. I clienti poi non sono felici di dover bere il caffè o consumare per strada o seduti in macchina. Quello che non mi spiego è perché non tutte le attività siano chiuse. I bar degli ospedali sono aperti, quelli degli autogrill possono lavorare, addirittura con persone sedute a mangiare. Basterebbe applicare le stesse regole, che valgono per loro anche per noi". A influenzare negativamente le vendite anche la chiusura delle scuole. "Purtroppo mancano tanti ragazzi, soprattutto studenti, che abitualmente venivano a prendere qualcosa – commenta Matteo Paio della pizzeria al taglio Non Solo Pizza –. Ristori al momento non ne sono arrivati, nemmeno quelli di dicembre. Si potevano rimandare i pagamenti delle tasse ma abbiamo preferito non farlo perchè tanto andrebbero a pesare nei mesi successivi. Il periodo è difficile, ci sono giorni durante i quali lavori e altri nei quali non entra nessuno. Questo continuo cambio di zone e colori ha generato anche molta confusione. Sono in tanti a non capire cosa possono o non possono fare". Tutto bloccato quindi non solo dalle restrizioni sugli spostamenti, secondo i commercianti è anche l’impatto economico a spingere a tenersi i soldi in tasca e a non spendere. "Purtroppo le persone sono demotivate – spiega Antonella Briganti di Anna Maria Boutique -. Non è solo la paura del contagio, ma anche il fatto che non si riesce ad intravedere una fine vicina di questo periodo. Questo determina una grande insicurezza economica. Ci sono giorni nei quali riusciamo lavorare e altri dove tutto si ferma. Il reparto dell’accessorio funziona ma quello dell’abbigliamento non decolla. D’altronde le persone non escono di casa quindi non hanno motivo di comprare vestiti nuovi se non possono poi indossarli". Negozi aperti ma vie deserte, nemmeno la prospettiva dei saldi invoglia ad uscire. "La mattina c’è movimento ma il pomeriggio è una vera tragedia – commenta Isabella dal Vecchio de Il Peperoncino –. La gente non sta comprando. Gli anni scorsi almeno venivano a vedere cosa acquistare per i saldi, ma sono stati posticipati quindi la situazione è ancora più ferma. Questa crisi colpisce tutti i settori ma le associazioni di categoria sono dormienti". Secondo alcuni commercianti l’unica soluzione sarebbe stata chiudere tutto a novembre. "Andava chiuso tutto per qualche settimana, i numeri sarebbero calati e tutto avrebbe potuto tornare lentamente alla normalità – spiega Fiammetta Gualtieri di Civico Sei –. Siamo aperti ma stiamo lavorando con il 60% di fatturato in meno e con spese e tasse che arrivano. Servono decisioni definitive e poi ripartire con la testa. Lavorando pochi si e altri no la situazione non cambierà, tanto meno a livello economico". Agnese Casoni