Il futuro dei giornali si chiama digital transformation

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Secondo Ross Dawson, guru dei media, nel 2027 in Italia i giornali di carta moriranno surclassati da Internet. Sarà proprio così? È su questi scenari aperti, sintetizzati dal titolo ‘Giornali, la grande crisi, quale futuro?’, che nei giorni scorsi all’hotel Cristallo di Rovigo nella conviviale del Rotary Club rodigino (in foto), si è sviluppata la relazione di Gianluigi Poggi, rotariano ed esponente di spicco della stampa nazionale essendo stato ai massimi livelli dirigente del nostro gruppo editoriale oltre che direttore e presidente del quotidiano francese ‘France Soir’. Ad introdurre Poggi c’era Giuseppe Castagnoli, ex direttore de ‘Il Resto del Carlino’ e già governatore del Distretto Rotary 2072. Per rispondere alla domanda del titolo, Poggi è partito dalle cause della crisi della carta stampata, prendendo in considerazione il crollo delle vendite dal 2003 al primo semestre 2020, di cinque quotidiani italiani. Cosa emerge? Emerge che le cause della grande crisi sono tre: il crollo delle vendite per l’avvento del digitale, il calo della pubblicità e gli effetti del Covid-19. Inoltre il ricorso degli editore a giochi come il Bingo in abbinata al giornale a lungo andare ha stancato i lettori. Il problema è che gli editori italiani sono fermi e privi di idee su come uscire dal tunnel della crisi. Così, guardando alle testate internazionali tra Inghilterra, Germania, Giappone e Usa, si scopre che la strategia vincente contro la crisi dei giornali è quella dell’editore tedesco Springer. "Con la pubblicità in calo e le vendite crollate –ha sottolineato Poggi – il futuro dei giornali si chiama digital transformation. Vale a dire un cambiamento organizzativo alle fondamenta della trasformazione del business digitale. Questo perché cambiare la natura di un’organizzazione significa cambiare il modo in cui le persone lavorano".

Giuliano Ramazzina