"Il Polesine ha retto. Grazie ai nostri eroi"

Contato, direttore sanitario dell’Usl 5: "Siamo riusciti a superare l’emergenza con il sacrificio di medici e infermieri"

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Una vita tra le corsie d’ospedale quella di Edgardo Contato, direttore sanitario dell’Usl 5. A fianco del direttore generale Antonio Compostella ha combattuto e combatte ancora contro un’emergenza, quella del Covid, che rimarrà nella storia della sanità italiana. Il virus ha cambiato il mondo, l’economia, il nostro modo di essere e di pensare davanti ad una fragilità nuova. Ha cambiato la vita di medici, infermieri, personale sanitario. E di chi quel personale guida, dalla prima linea. I contagi da 15 giorni sembrano segnare il passo, si è passati da una media di 100 positivi con picchi di 120 ad un numero molto più basso che oscilla tra 20 e 40 casi.

Cosa è successo?

"E’ l’effetto delle misure che sono state prese a partire dal periodo natalizio. Ed è anche l’effetto di quella che reputo, almeno in generale, una maggiore consapevolezza della gente. Che ha capito che se ne esce uniti. Tenendo la mascherina sul volto, lavandosi le mani, mantenendo le distanze. Semplici precauzioni dettate non dal governo ma dal buon senso, precauzioni che ti salvano la vita"

Stiamo per entrare nella fascia gialla. Crede che sia una decisione opportuna, non rischiamo di fare un passo indietro?

"Non posso entrare nel merito di quelle che sono scelte decise dal governo in accordo con le Regioni ed i vertici nazionali della sanità. Anche in questo caso, al di là di regole e divieti, per evitare di fare un passo indietro sono importanti la consapevolezza della battaglia che stiamo combattendo, tutti insieme. Dopo tutto quello che è successo, dopo un periodo che è stato di grande sofferenza, la gente pare aver afferrato il concetto. L’imperativo si chiama prudenza. Regole semplici, niente bagordi. Anche se la tentazione di far festa, di trovarsi insieme è forte dopo il freddo dell’anima determinato dai distanziamenti, dalla lontananza magari dei nostri cari"

La responsabilità certo. Ma forse l’arma decisiva è rappresentata dai vaccini. Che stanno arrivando con il contagocce

"Sarà la storia a dire quello che è successo tra governi e case farmaceutiche. Io posso affermare con convinzione che la nostra struttura si è dimostrata pronta ed è pronta. Una macchina che ha avuto il suo collaudo nella prima ondata nella pandemia. Ci sono i frigo, i medici, il piano per la vaccinazione. Siamo riusciti a vaccinare le case di riposo, gli ospedali. Noi facciamo la nostra parte, ogni giorno"

Medici e infermieri eroi. Adesso si chiede loro di reggere in quelli che sembrano gli ultimi metri del tunnel

"Deve essere chiaro che è grazie a loro se ce l’abbiamo fatta. Non dimentichiamoci che per una serie di circostante, una di queste è stata la forza messa in campo dal personale, il Polesine a fronte di altre realtà ha retto bene"

Come mai?

"Semplice, perché abbiamo rispettato le indicazioni che arrivavano. Abbiamo fatto una montagna di tamponi, il personale non si è risparmiato ed è rimasto in prima linea a Natale, nel periodo delle feste. Sempre. Rinunciando anche alle ferie"

Quando finirà?

"E’ azzardato fare previsioni, ci vorrebbe un profeta. Ci siamo trovati davanti qualcosa di nuovo e sconosciuto. Ci siamo dati da fare, l’unica strada da seguire. Si sono dimostrate fondamentali le conoscenze scientifiche, adesso l’arrivo dei vaccini. Cruciale poi la medicina applicata al territorio la forza della nostra provincia. Nelle case di riposo, con le Usca, con l’assistenza domiciliare. Adesso siamo davanti all’ultimo periodo di grandi sacrifici, l’ultimo slalom".

Mario Bovenzi