"In Polesine più pensionati che lavoratori"

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"Se l’emergenza sanitaria ha avuto un merito – dice Stefania Botton, segretaria territoriale della Cisl Padova Rovigo – è stato quello di accendere un riflettore sul mondo degli anziani. Anche da questo punto di vista, il Polesine presenta alcune peculiarità ed elementi di riflessione utili a programmare un percorso per uscire dalla crisi attuale. L’indagine della Cgia diffusa nei giorni scorsi, sul sorpasso dei pensionati rispetto al numero degli occupati, non ci ha stupito. Rovigo e la sua provincia, con 103mila persone che hanno smesso di lavorare e 98mila ancora attive, si colloca in linea con il resto d’Italia, ma in controtendenza rispetto al resto del Veneto, dove il saldo tra occupati e pensionati è ancora favorevole ai primi. Questo dipende da diversi fattori. Il primo, a livello nazionale, è che sul sorpasso dei pensionati ha inciso un impatto negativo della pandemia sui livelli occupazionali. Il secondo è un fattore demografico ed è prettamente locale: l’età media della popolazione polesana, pari a 47,69 anni, è la più elevata del Veneto e la tredicesima a livello nazionale. Un’indagine condotta dall’Usl 5 a gennaio, che compara i dati dal 2008, rivela come l’indice di vecchiaia del Polesine sia il più alto e in costante aumento dal 2010, fino ad arrivare a 234 anziani per 100 giovani. Su questo fenomeno la Cisl ha più volte messo l’accento sulla necessità di adeguate politiche a sostegno della famiglia, dell’occupazione femminile, alla quale ci auguriamo contribuiranno le novità che attendono il territorio come l’attuazione della Zls e l’insediamento di importanti realtà come Amazon, e della conciliazione dei tempi di vita–lavoro, da perseguire anche attraverso il welfare aziendale, rivolto alla famiglia e non solo alle mamme, e la contrattazione decentrata".