Davide
Benazzo*
Leggiamo sulla stampa i toni trionfali della direzione generale dell’Usl 5 per gli accordi raggiunti,
principalmente per l’area della dirigenza, come un traguardo raggiunto dalla stessa.
Dopo una dichiarazione di stato di agitazione, l’incontro dal prefetto, comunicati stampa dei sindacati,
e oltre un anno di trattative e scontri, si arriva ad un accordo che chiude una situazione che aveva dell’inverosimile. Ore di straordinario fatte in un contesto gravissimo, che non si volevano riconoscere. Più
che un plauso forse era il caso di fare un mea culpa per il tempo perso in unitili scontri, mentre la situazione
nei reparti e servizi è drammatica. Ci sarà chi dice che la Cgil vede solo il bicchiere mezzo vuoto. Ben difficile vederlo pieno se per
ottenere il pagamento del lavoro fatto in più nel 2020 bisogna aspettare gennaio 2022. Se poi andiamo a
verificare che le risorse utilizzate sono previste dal contratto nazionale, nulla da bilancio aziendale, l’accordo
rappresenta semplicemente una corretta allocazione delle stesse. Se poi andiamo a verificare che, mentre nel 2020 venivano svolte migliaia di ore di straordinario per
far fronte alla drammatica situazione, dell’oltre milione di euro messi a disposizione dal governo e dalla Regione per l’attività aggiuntiva dello stesso anno, la direzione riusciva, per ‘difficoltà’ progettuale, a finalizzarne soltanto poche decine di migliaia, determinando risorse economiche non utilizzate. Nulla è valsa la manifestazione dei lavoratori che chiedevano il ritiro di un’inutile prova scritta che, oltre a potersi considerare oggetto delle
attenzioni del Gabibbo per come si è svolta, è costata 15mila euro, soldi che potevano essere
spesi meglio.
*segretario
Fp Cgil