Marta Ingegneri: "Io, la meglio sommelier d’Italia"

Rovigo, incoronata dalla Fisar. "Le donne? Hanno l’olfatto più allenato"

Marta Ingegneri

Marta Ingegneri. A fianco, col diploma della Federazione sommelier albergatori e ristoratori

Rovigo, 21 novembre 2021 - All’universo della degustazione professionale si è accostata da poco e in tempi record è diventata la migliore sommelier d’Italia 2021 Fisar (Federazione Italiana sommelier albergatori e ristoratori). È Marta Ingegneri, classe 1987, della provincia di Rovigo. Una storia partita in realtà dall’acqua del Delta del Po.  

Un territorio, Marta, non propriamente noto per il vino. "È una zona agricola, ma di certo non si coltiva molta uva. L’unica Doc è quella Delle Venezie". Come è nata questa passione? "Sono laureata in Architettura, anche se con mio marito abbiamo un’altra attività. Amo cucinare, abbinare vini e ’vado per cantine’ da una decina d’anni, ma sono diventata sommelier solo nel gennaio 2020. In zona non c’erano corsi, fino a quando non sono iniziati quella delegazione Fisar di Padova. Non mi aspettavo di vincere la competizione, erano tutti più esperti di me. È stata una bella sorpresa". Che zone vinicole ama? "Io sono partita dalla Franciacorta, all’inizio si sta sui grandi classici, anche se in Italia il vino c’è ovunque. Amo la varietà, i vitigni autoctoni. In Trenino ho scoperto l’Enantio della Valdadige e il Rebo: un incrocio tra Merlot e Teroldego. Mi piace studiare le cose, la storia, ho una fissazione per i monumenti. Nel vino è uguale, amo capire le denominazioni e come lo stesso vitigno come può rendere diversamente nei territori". Una tendenza del momento? "Mi intrigano i vini bianchi che hanno fatto macerazione, barricati, oppure invecchiati in anfora e gli orange wine. I bianchi oggi hanno grosse potenzialità". Siamo invitati a cena, che vino portiamo per non mettere in difficoltà il padrone di casa? "Per andare sul sicuro, una bollicina brut come un’Alta Langa o l’Oltrepò pavese. Oppure un vino dolce, un passito: da veneta dico un Recioto. Dolce con dolce, non si sbaglia mai". Un abbinamento interessante cibo-vino? "Non mangio carne e con i rossi amo i legumi. Una zuppa, con cottura lunga, o i formaggi". Ma le piacerebbe lavorare in questo mondo? "Amo le serate e le lezioni, l’idea di organizzare carte dei vini per i ristoranti. Ci sono un po’ di cose in cantiere, vedremo dove mi porteranno". La pandemia ha cambiato l’interesse nei confronti del vino? "Forse il vino è diventato qualcosa che si può ’vivere’ anche a casa, non per forza al ristorante. Vorrei che le persone si avvicinassero al vino per amarlo, non importa sentire tutti i profumi". Le donne hanno un approccio diverso? "Storicamente abbiamo un olfatto più allenato. Ci sono grandi potenzialità femminili nella degustazione, ma non sono per la distinzione fra uomini e donne: è bello essere ad armi pari".