Rovigo, la grande fuga dei medici dall'ospedale

La sanità pubblica perde pezzi: quattordici partenze verso strutture private

Medici in corsia

Medici in corsia

Rovigo, 5 aprile 2018 - La sanità pubblica perde pezzi: medici in fuga verso gli ospedali privati. A denunciare il fenomeno dei licenziamenti è l’Anaao Veneto, il sindacato dei dirigenti medici ospedalieri. Un fuggi fuggi da tutte le aziende sanitarie del Veneto che racconta di un malessere diffuso che sembra dovuto a organici in diminuzione e lavoro in aumento, riposi inesistenti e crescenti episodi di aggressione da parte di pazienti arrabbiati. Il tutto nonostante la sanità veneta, come attestato dalla recente relazione della Corte dei Conti, sia al top in Italia.

E i medici sono in fuga dal servizio pubblico. Solo negli ultimi mesi dagli ospedali veneti hanno dato le dimissioni in 51, 14 dei quali dall’Usl Polesana. Sono soprattutto pediatri, radiologi, anestesisti e ortopedici, già difficili da trovare e di cui c’è carenza ormai cronica.

Ma il problema sembra essere a monte, nella stretta ai finanziamenti per la sanità pubblica e nelle assunzioni che si fanno col contagocce. A Rovigo, il 28 marzo Silvia Pierotti, medico della Direzione Medica dell’Ospedale di Rovigo, ha redatto un documento dal titolo «revisione organizzativa dei turni di pronta disponibilità degli ospedali di Rovigo e Trecenta». Poche righe che però si sono diffuse molto in fretta tra i dipendenti dell’azienda sanitaria polesana, Ulss5. Viene comunicato che la «turnistica di pronta disponibilità della direzione medica non sarà più attiva».

Fernando Antonio Compostella, direttore generale dell'ospedale di Rovigo
Fernando Antonio Compostella, direttore generale dell'ospedale di Rovigo

La circolare rodigina ha contribuito però ad aumentare il malumore dei medici in reparto che già si lamentano quotidianamente per i turni molto stancanti. Il giorno dopo l’Anaao ha parlato del fatto che la «Ragioneria generale dello Stato» (con una nota sull’Atto di Indirizzo integrativo per l’Area della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria predisposto dal Comitato di Settore delle Regioni) ha messo in luce che l’inserimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella massa salariale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, è indispensabile per rendere giustizia alla categoria, affinché essa ottenga gli stessi aumenti riconosciuti agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione. «Il contratto di medici, veterinari e dirigenti sanitari del sistema sanitario nazionale è l’unico del comparto sanità ancora al palo, un ritardo imperdonabile che colpisce chi ha ruoli di responsabilità diretta nella diagnosi e cura dei pazienti e nella protezione della salute, assicurando, in modo insostituibile, un diritto costituzionale fondamentale», scrive il sindacato dei medici.