Occhiobello, anniversario dell’alluvione: il ricordo commosso dei superstiti

La tragedia sulla rotta del Po il 14 novembre 1951. Alla cerimonia il sindaco Coizzi: “Progresso nell’ottica della sicurezza idraulica”. Zaia: "Mantenere la memoria"

Cerimonia alluvione 14 novembre

Cerimonia alluvione 14 novembre

Occhiobello, 14 novembre 2022 - Sull’isolotto del parco della rotta, le persone che vissero la rotta del Po quel 14 novembre 1951 continuano a essere presenti ogni anno, e a commuoversi al ricordo di quanto accadde. Al cippo commemorativo, posto nel luogo dove si rifugiarono una trentina di persone con il bestiame mentre avveniva la rotta in più punti dell’argine, si sono riuniti stamani rappresentanti dell’amministrazione comunale, associazioni, ma anche cittadini, ancora oggi testimoni di quelle tragiche giornate. Euro Simoni, ad esempio, che all’epoca aveva otto anni, ha ripercorso il terrore vissuto da un bambino: sono vive nella sua memoria le urla e la disperazione delle persone di fronte alla forza dell’acqua che trascinava via ogni cosa.

ll sindaco Sondra Coizzi, nel deporre una corona al cippo del parco della rotta nel giorno del 71esimo anniversario dell’alluvione, ha sottolineato la necessità di uno sviluppo che sia, però, in sintonia con le leggi della natura: “Abbiamo assistito alla recente alluvione nelle Marche – ha detto il sindaco –, solo una visione di progresso di pari passo con la sicurezza idraulica può mettere al riparo da disastri come quelli che noi per primi abbiamo vissuto”.

Il sindaco, inoltre, ha ricordato i soccorsi agli alluvionati da parte dei barcaioli di San Benedetto Po, Comune con cui Occhiobello ha siglato un patto di gemellaggio: “Furono pronti e solidali i barcaioli che dal Comune mantovano partirono per aiutare la nostra popolazione – ha aggiunto il sindaco - il gemellaggio che abbiamo stretto nasce da quel gesto e si concretizza, oggi, nella volontà di portare avanti progetti per i giovani e collaborazioni ad ampio raggio, dalla cultura al turismo”. Il sindaco Coizzi ha concluso la cerimonia ringraziando le associazioni di volontariato che intervengono a tutela del territorio e in azioni di solidarietà a favore di tutti i cittadini.

Zaia: "Mantenere la memoria"

''Sono trascorsi settantun anni dall'alluvione del Polesine e la tristezza che la data fa riemergere ricorda anche che quella tragedia ha contribuito a una presa di coscienza sulla necessità di non abusare nello sfruttamento dell'ambiente: sfruttamento che non può andare contro l'equilibrio indispensabile tra esigenze dell'uomo e quelle della natura'', così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda l'anniversario della rotta del Po nel 1951, quando gran parte della provincia di Rovigo fu invasa dalle acque del fiume che, rompendo gli argini, travolsero i paesi e le campagne, causando numerosi morti e un ingente numero di sfollati. ''Ogni 14 novembre - prosegue il Governatore -, a distanza di anni e di generazioni, ripropone il dolore e lo smarrimento di quei giorni. Il pensiero va ai defunti e quanti sono stati spinti a intraprendere nuovi cammini di vita in altri territori. Ma va anche alla forza dei cittadini di quel territorio che hanno saputo farlo rinascere e ripartire fino a raggiungere livelli di qualità della vita impensabili negli anni prima dell'alluvione. È stata la prima grande occasione dolorosa dopo la seconda guerra mondiale in cui i Veneti hanno dimostrato di saper rimboccarsi le maniche e guardare al futuro. Purtroppo non è stata l'unica occasione in cui le forze della natura hanno messo a dura prova la nostra Regione, generando sofferenze che il Veneto ha vissuto sulla sua pelle, dopo le quali ha lavorato duramente e attraverso le quali ha imparato a costruire un rapporto col territorio che intende accrescere e mantenere in una dimensione di rispetto''. ''Gli esperti ci dicono che settantuno anni fa le acque invasero una terra di almeno tre metri inferiore al livello del mare - conclude il Presidente Zaia -. È un dato che ci rammenterà sempre il vero rischio che rappresenta lo sfruttamento di quel sottosuolo, ben documentato anche nelle sedi storiche e museali del Delta del Po. Agire con consapevolezza significa pensare alle necessità del presente senza compromettere il futuro; lo dobbiamo anche a tutti coloro che in quel novembre del 1951 persero la vita o tutti i loro averi''.